Il caso Hydra: la Data Safety è la chiave per bloccare le frodi online

Francesca Lerario, Managing Director Ogury Italia, indica alcune buone prassi per tutelare gli investimenti pubblicitari contro le frodi online

A cura di Francesca Lerario, Managing Director di Ogury Italia

Francesca Lerario, Managing Director Ogury

Qualunque cosa si voglia indicare, l’uso del termine Hydra non promette mai nulla di buono. Se nella mitologia greca e romana Idra è il leggendario mostro marino a nove teste, nell’era moderna, per la precisione nell’universo cinematografico Marvel, Hydra è l’immaginaria organizzazione terroristica dal motto «Taglia una testa, altre due prenderanno il suo posto».

Non sorprende dunque che il più recente sistema di frodi online si chiami proprio così: Hydra.

Nel mondo del brand marketing il più diffuso quanto nocivo problema è quello delle frodi online: quando si è convinti di averne smascherata una, ecco spuntarne di nuove. Si pensi che Hydra è responsabile del furto di 130 milioni di dollari in attività fraudolenti avvenute attraverso l’uso di traffico bot su siti e app contraffatti.

Come fermare il fenomeno? Come assicurare ai brand che il traffico su cui investono è reale e di qualità? Sebbene oggi non sia possibile risolvere totalmente il problema, alcune buone prassi garantiscono una tutela degli investimenti pubblicitari.

A cominciare dal concentrarsi sulla Data Safety, assicurandosi che i dati utilizzati siano tracciabili e ottenuti attraverso il consenso informato dell’utente. Acquistando uno spazio pubblicitario sulla base di un dato affidabile e verificato, si offre al brand un ambiente sicuro in cui l’annuncio viene mostrato e si dà maggiore valore all’utente che lo visualizza.

Hydra commette le sue frodi attraverso l’app e il domain spoofing (rispettivamente la falsificazione di app e domini), dirottando il traffico su app e siti contraffatti. Una sfida che nuoce gravemente alla Brand Safety, ben più della vicinanza di annunci a contenuti controversi o inappropriati. Con l’app spoofing, una app falsifica il proprio nome al momento della bid request: il brand (o la relativa agenzia) credono di essere su app premium come Ansa o TripAdvisor, ma in realtà si tratta di un’altra applicazione, minore o addirittura pericolosa.

Le principali piattaforme supply cercano di risolvere il problema, tristemente frequente, eliminando tali app dalla loro inventory, ma nella maggior parte dei casi la frode viene rilevata solo dopo essersi verificata, e l’inserzionista rimborsato del valore perso. Ma il danno è fatto. Con dati sicuri e tracciabili, i marketer e le agenzie possono bloccare proattivamente questo tipo di attività fraudolenta.

Per fermare Hydra e altre truffe simili, i brand devono scegliere partner ad-tech affidabili che sappiano tutelare gli investimenti.

Seppur con meno risorse a disposizione, anche le agenzie sono in prima linea nella battaglia contro le frodi online. Per loro è importante una gestione interna delle data unit (è il caso di (Publicis con Epsilon e IPG con Acxiom) a garantire elevati standard di consenso, tracciabilità e sicurezza.

Le truffe, si sa, avvengono dove ci sono grandi investimenti e oggi gli occhi sono tutti puntati sul mondo delle Smart TV – complice la crescita del mercato SVOD di quest’anno. Ecco perché questo settore dovrebbe agire in maniera proattiva, prima che sia troppo tardi.

Il caso Hydra: la Data Safety è la chiave per bloccare le frodi online ultima modifica: 2020-11-17T15:14:12+01:00 da Redazione

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