L’intervento si è concentrato sugli elementi simbolici fondanti del marchio, reinterpretandoli in chiave moderna e rendendoli il fil rouge di un sistema visivo trasversale a tutta la gamma
Un brand storico non si cambia, si fa evolvere. Con questo approccio, Wave ha accompagnato Mareblu in un percorso di rinnovamento visivo profondo. L’obiettivo è restituire alla marca coerenza, impatto e riconoscibilità, creando un “one brand” forte e distintivo, capace di emergere a scaffale e di parlare con chiarezza al consumatore contemporaneo.
Il lavoro di redesign si è concentrato sugli elementi simbolici fondanti di Mareblu, reinterpretandoli in chiave moderna e rendendoli il fil rouge di un sistema visivo coerente e trasversale a tutta la gamma di prodotti:
• il logo, realizzato con un font pulito e autorevole, integra in modo proprietario e distintivo l’iconico veliero all’interno della “M”, diventando immediatamente riconoscibile dal consumatore;
• il colore blu, potenziato da punti luce e profondità, diventa il codice dominante del brand block e rafforza la presenza a scaffale;
• il visual del food viene valorizzato con un approccio dinamico e di qualità, per restituire gusto e freschezza al prodotto.
Il risultato è una nuova visual identity ordinata e impattante, che definisce con chiarezza le diverse linee di prodotto attraverso una differenziazione cromatica immediata, ma non invasiva.
Ogni gamma – dal tonno all’olio d’oliva, dalle insalate ai filetti – trova la sua collocazione in una architettura visiva chiara e semplice, che ne facilita la lettura da parte del consumatore e migliora l’esperienza in punto vendita.
«Con questo progetto abbiamo costruito una nuova identità visiva che riflette ciò che la marca Mareblu è oggi: affidabile, autentica, moderna – dichiara Gaia Marcattilj, head of brand design di Wave – Un restyling capace di parlare alla testa e al cuore dei consumatori, che non guarda a un futuro astratto, ma risponde a un’esigenza concreta: essere rilevanti oggi, nel mercato e nella vita delle persone».
