Intervistato da Ferruccio De Bortoli, Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, ha delineato i punti fermi per una convivenza civile con l’intelligenza artificiale, i social network intesi come ambiente digitale, i big della rete restii a collaborare. Anche con l’aiuto di Platone e Wiener. Ecco il suo pensiero in pillole
PENSIERO CRITICO. «Come succedeva un tempo con la tv, che si diceva venisse guardata in modo passivo, anche la tecnologia invita paradossalmente ad essere presi per mano e portati verso linee di pensiero che non ci appartengono. Spetta a noi essere critici, ad avere le idee chiare che non sono quelle di chi ha interesse a spingere la AI come prodotto. Per loro l’AI è panacea senza limiti. Ma quel che vediamo oggi, tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, è un divorzio non un matrimonio. Il mio iPhone gioca meglio di me a scacchi perché usa algoritmi molto astuti e raffinati prodotti da ingegneri nei corso dei decenni. Ha sviluppato l’abilità di giocare a scacchi senza bisogno di essere intelligente. Mentre se io voglio giocare a scacchi devo essere intelligente».
DEMOCRAZIA DIGITALE. «Le tecnologie che abilitano possibilità inedite di comunicazione, l’interazione e scambio di opinioni con persone lontanissime, sono state guardate con grande entusiasmo come fossero una moderna Agorà. Alcuni di noi si erano illusi che questo fosse un lato positivo. Invece la corruzione del dialogare è inevitabile. Dopotutto siamo tanti e diversi. Se 10 premi Nobel parlano insieme nella stessa stanza non si capisce nulla. Serve una rieducazione a questi sistemi. Ma sono moderatamente ottimista per le generazioni in fieri e quelle future».
DIGITALE COME AMBIENTE. «L’ impatto che anche una piccola goccia di disinformazione ha sull’ambiente digitale è nocivo. Il mondo digitale non è solo comunicazione ma va considerato come un ‘ambiente’. E nell’ambiente – come al parco pubblico – non posso fare quello che mi pare, come se fossi in privato. Se iniziassimo a vedere i social e la rete come ambiente questo sarebbe più evidente, migliorerebbe il comportamento delle persone e aumenterebbe la responsabilità. E di mantenere e far rispettare le regole minime se ne deve occupare chi ha costruito questi spazi».
IO SONO I MIEI DATI. «Il rapporto tra identità digitale e privacy diventerà tanto più importante quando con il 5G entrerà anche negli oggetti di casa nostra. Come non si possono vendere i propri organi, ci sono dei dati – bagaglio di conoscenze, cose che sappiamo solo noi, informazioni scambiate con pochi intimi – che definiscono noi come persona. Ulisse è stato riconosciuto de Penelope perché solo loro due sapevano del letto costruito sulle radici dell’albero. Questi dati vanno protetti attentamente. Perché sei tu, non la tua squadra del cuore».
STRATEGIE DELL’OBLIO. «Nei secoli la registrazione della conoscenza ha portato a sviluppare strategie di memorizzazione, per salvare quel che andava veicolato a generazioni future. Adesso abbiamo strategie della dimenticanza, dell’oblio. Siccome tutto finisce per accumularsi, devo sapere cosa eliminare. Ma queste strategia vanno studiate bene a tavolino prima di buttare le cose (buttare automaticamente il vecchio potrebbe non essere una buona idea)».
UNA TERZA VIA PER L’ANONIMATO. «L’anonimato è necessario per proteggere la libertà quando la democrazia è sfilacciata o assente. Ma anche in democrazia l’anonimato, per il quale alcuni si sentono in diritto di aggredire il prossimo con violenza, andrebbe regolato. Un modello possibile è quello utilizzato nella ricerca scientifica, quando si lavora nell’anonimato fino alla pubblicazione della ricerca. Una terza via in cui soltanto un terza parte affidabile sa chi sei».
CHI SCRIVE LE REGOLE DEL WEB. «In Italia siamo all’avanguardia nel mondo grazie alla GDPR, che molti ci guardano con invidia. Nel migliore dei mondi possibili le regole si decidono insieme: la parte socio-politica insieme a quella economica-industriale che costruisce l’ambiente e implementa le regole al meglio. Ma se questa collaborazione non avvenisse spontaneamente, bisognerebbe forzare cortesemente i big del digitale a colaborare. Insomma, invitarli alla festa ‘con una certa veemenza’».
COMPITI PER CASA per essere aperti al progresso ma non acritici: da leggersi il ‘Cratilo’ di Platone, dove si dice che “sa chi sa porre le domande giuste”, e ‘The Human Use Of Human Beings: Cybernetics And Society’ di Norbert Wiener, il padre della cibernetica che negli anni ’50 aveva previsto molte cose che sarebbero successe.