Reporters sans Frontieres teme che la certificazione degli account che Meta sta testando in Australia e Nuova Zelanda possa creare un “regime a due velocità” nell’accesso all’informazione e ne chiede il ritiro.
“Presentare questa novità come una garanzia di affidabilità, quando invece si tratta solo di pubblicità mascherata, è fuorviante e pericoloso”, ha dichiarato Vincent Berthier, responsabile del desk tecnologico di Reporters sans Frontieres.
Secondo la ONG che difende la libertà di stampa Meta vuole che i suoi utenti possano fidarsi degli account con cui interagiscono, ma una piattaforma che si basa su un sistema a pagamento e che concede il privilegio di una maggiore visibilità in cambio di un abbonamento non fornisce alcuna garanzia di affidabilità delle informazioni e sovverte il principio stesso della certificazione.
RSF chiede anche che sia vietato il termine ‘verifid’ perché esso non garantisce in alcun modo l’affidabilità e la veridicità dei contenuti; che la promozione dei contenuti prodotti da account che pagano un abbonamento sia evidenziata come pubblicità; che l’accesso alle informazioni sia un diritto e non sia basato sul mercato.
Per la ONG “la loro ricerca di nuove fonti di reddito non deve oscurare il fatto che hanno contribuito all’attuale caos informativo”.