A pubblicità costante, la Rai passerebbe così da un fatturato totale di 2,45 miliardi a circa 2,87 miliardi. I dati emergono da uno studio condotto da Mediobanca R&S sulle televisioni in Italia
Un tesoretto di 420 milioni. E’ quanto recupererebbe la Rai, in termini di ricavi, con il pagamento del canone in bolletta, misura contenuta nella legge di Stabilità che dovrebbe ottenere il via libera definitivo dal Parlamento stasera.
A calcolarlo è uno studio condotto da Mediobanca R&S sulle televisioni in Italia. Con un canone di 100 euro per ciascuno, in un’Italia con un tasso di evasione al livello di quello inglese (circa il 5%), la ricerca stima che il gruppo Rai potrebbe fatturare circa 2,8 miliardi, “collocandosi al primo posto per ricavi in Italia e avvicinandosi, a livello europeo, a France Télévisions”.
I 420 milioni circa, infatti, andrebbero a sommarsi all’attuale gettito del canone, circa 1,56 miliardi nel 2014, e ai ricavi da pubblicità. Complessivamente, e a pubblicità costante, la Rai passerebbe da un fatturato totale di 2,45 miliardi a circa 2,87 miliardi, diventando il primo gruppo tv in Italia per ricavi. Nel 2014, infatti, il maggior operatore televisivo per ricavi è stata Mediaset con 3.374 milioni di euro, ma se si escludono quelli realizzati dal gruppo in Spagna (1 miliardo), il primo operatore a livello nazionale sarebbe Sky Italia (2.690 milioni). Seguono a grandissima distanza Discovery Italia (166 milioni) e La7 (111 milioni).
L’evasione è aumentata rispetto al 2013, quando era pari al 26% circa, e raggiunge picchi compresi tra il 37 e il 40% nelle isole e al Sud. A sopresa, mentre al Nord l’evasione si ferma al 26% e si toccano livelli minimi in Alto Adige (18%) e in Friuli (20%), la città di Milano è tra quelle con un tasso di evasione più alto, pari al 42% e superiore a quello di Roma, dove si ferma al 38% (dati Twig). Le province con il più alto tasso di evasione sono Crotone (56%), Napoli (55%) e Catania (53%).
Eppure, riporta sempre lo studio, la Rai ha il canone più basso rispetto ai maggiori Paesi europei: in Italia sono 113,5 euro (nel 2016 saranno 100) rispetto ai 215,8 euro in Germania e ai 175,3 euro del Regno Unito. Il basso canone è compensato parzialmente dalla pubblicità in Italia, che invece manca nella BBC e nella Rtve spagnola, mentre è limitata per quantità e fasce orarie in Francia e Germania.
La pubblicità resta la maggior fonte di finanziamento della tv
Secondo il report di Mediobanca R&S, il fatturato aggregato nel 2014 della tv è derivato per il 40,8% dalla pubblicità (45,3% nel 2010), per il 33,7% dai servizi a pagamento (28,8% nel 2010) e per il 17,8% dal canone Rai (16,4% nel 2010). Nonostante il perdurante decremento e la costante perdita di peso sul totale, la pubblicità rappresenta ancora la maggiore fonte di finanziamento per il mezzo televisivo.
Di poco inferiore è l’incidenza delle offerte a pagamento la cui quota, in progressiva crescita dal 2010, risulta sempre più vicina a quella della raccolta pubblicitaria. Infatti, è passata dal pesare il 28,8% nel 2010 al 33,7% nell’aggregato 2014.
Nel 2014 raccolta in aumento solo per il gruppo Discovery
Nel 2014 il Gruppo Mediaset ha mantenuto i ricavi in linea con l’anno precedente (+0,5%), ma segnando -3% in Italia e +9,8% in Spagna; quindi in Italia l’unica a registrare un aumento di fatturato nel 2014 è la Discovery (+15,3%); sono in calo i ricavi del Gruppo Rai (-7,4%), di LA7 (-3,5%) e di Sky (bilancio al 30 giugno 2015: -3%).
Nel quinquennio 2010‐2014 il Gruppo Mediaset ha segnato la caduta dei ricavi più incisiva (‐20,7%, di cui -27,6% in Italia e + 2,4% in Spagna), superiore a quella del Gruppo Rai (‐16,5%). Il calo pubblicitario subìto dalla Rai è stato superiore a quello di Mediaset e Sky (‐34,4% sul 2010 contro ‐23,1% e -19,8%), mentre è cresciuta la raccolta pubblicitaria di LA7 (+4,1% dal 2010).
Scorporando la raccolta pubblicitaria radiofonica da quella televisiva in Rai, il calo della pubblicità Tv è stato del 32,9%, mentre quello della radio del 51,2% nell’ultimo quinquennio.
Mediaset ha beneficiato dello sviluppo della pay per view, con introiti passati da 474 a 541 milioni tra il 2010 e il 2014 (+14,1%). Stazionari i ricavi da abbonamento di Sky (+0,4%), superiori del 51% al canone Rai (lo erano del 42% nel 2010).