Valorizzare la capacità di parlare ad audience più piccole e segmentate: la caratteristica fondante del Direct insieme all’articolato insieme di sotto-categorie in cui erano iscritti i lavori è stata particolarmente valorizzata dalla giuria di cui ha fatto parte Alessandro Sciarpelletti, Creative Director We Are Social.
“Questo discrimine ci ha permesso di vedere molti lavori nuovi”, ha commentato il giurato italiano segnalando in particolare la grande presenza di tanti lavori in ambito games “perfetti per questa categoria” e in generale le campagne su temi non propriamente di CSR, ma comunque mirati al tema “della responsabilità, delle persone oltre che dei brand”.
Tema, quello sociale, abbastanza presente anche nei lavori italiani che, aggiunge Sciarpelletti a proposito delle 2 entry in shortlist (‘Ha(u)te Couture’ di Publicis per Diesel e ‘Burn Racist Giga’ di Serviceplan Italia per Rolling Stone, ndr) erano “molto belli e non avevano nulla da invidiare a quelli internazionali”.
Del Grand Prix a ‘The Whopper Detour’, il giurato italiano sottolinea non solo la capacità di costruire “un’attivazione bellissima che ha permesso di tenere insieme tante cose” ma soprattutto il coraggio del brand capace di “mettersi in gioco” e in questo modo valorizzarsi sempre di più agli occhi dei consumatori.
Ma l’esperienza di We Are Social a Cannes Lions 2019 non finisce con la chiusura dei lavori delle giurie: alla fine del festival, l’agenzia lancerà un suo ‘digest’ “per studiare e commentare le principali tendenze emerse durante l’edizione 2019”, che sarà dedicato “alle campagne che hanno avuto un grande impatto sulla Gen Z, una generazione che non reagisce più a un approccio di comunicazione classico.
I brand che non sapranno interpretarla e intercettarla rischieranno di diventare irrilevanti”, commenta Sciarpelletti.