Le due agenzie lavorano in sinergia in un’unica nuova sede individuando opportunità di mercato
Complementari non solo nei progetti, ma anche negli stessi spazi di lavoro. L’agenzia digitale E3 e Be On, piattaforma proprietaria per la distribuzione di branded content che fa capo ad AOL Network, hanno infatti preso sede di via Boscovich, a Milano, dove lavorare in sinergia “per realizzare un processo creativo virtuoso, che facilita l’accesso a risorse comuni”, spiega Georgia Giannattasio, managing director di Be On Italia. «L’obiettivo della nostra ‘convivenza’ è individuare opportunità di mercato, creare valore per i clienti e mettere a frutto i talenti delle persone» aggiunge Maurizio Mazzanti, direttore creativo esecutivo di E3.
Le due realtà hanno presentato caratteristiche, tendenze ed efficacia del native advertising, forma pubblicitaria che si è sviluppata con l’incremento dei contenuti generati in rete. I video branded content, particolarmente diffusi in USA, vengono considerati una forma meno intrusiva e per questo in grado di ottenere più interazione e coinvolgimento da parte dei consumatori, sempre più evoluti nel riconoscere e fuggire pubblicità che non interessa loro. «Rispetto alla tradizionale pubblicità display, gli annunci nativi creano un’esperienza e argomentano i valori del brand – spiega Mazzanti. – Non si tratta di promettere viralità, che capita quando capita ma non si può certo programmare, ma bensì di promuovere e sostenere corrette pianificazioni native».
Per fare un esempio recente, è native advertising il video ‘Epic Split’ di Volvo Trucks con Jean Claude van Damme: un successo da 33 milioni di visualizzazioni in sei giorni che non nasce per caso, ma da una strategia a lungo termine che Volvo Trucks ha avviato nell’agosto del 2012 con una serie di video branded content che man mano hanno costruito il terreno per l’ultimo successo.
Grandi investimenti e strategie ben definite
Il native advertising si integra perfettamente con i social network: per esempio, con gli sponsored tweet si possono ottenere lead interessanti e misurare engagement e tassi di conversione. Nel caso del lancio della BMWi3, con la distribuzione della lead generation card per provare il veicolo, è stato ottenuto un tasso di conversione del 300% più alto rispetto a una tradizione operazione di direct email.
«L’importante – sostiene Mazzanti – è avere strategie ben chiare: il video branded content è un contenuto ‘premium’ da integrare con altre azioni di comunicazione per ottenere una maggior brand lift e una più alta percentuale di purchase intent oltre a generare conversazioni sul brand». La viralità del contenuto non è garantita, ma le probabilità che i branded content diventino virali è più alta. E per quanto riguarda i publisher, in particolare quelli che non vedono di buon occhio programmatic buying e real time bidding, secondo Giannattasio “dovrebbero accogliere il native advertising perché, non entrando nell’affollamento, è in grado di valorizzare l’offerta di contenuti e monetizzare il traffico sui siti”.
Il decalogo della pubblicità nativa:
Per promuovere e sostenere corrette pianificazioni di native advertising, E3 e Be On hanno presentato un decalogo delle caratteristiche della pubblicità nativa:
1. Contenuto brandizzato oltre i 30 secondi
2. Distribuzione in-streaming
3. Non intrusivo (no autoplay)
4. Rilevante per l’utente, senza interruzione del flusso informativo
5. Contestuale, rispecchia il look & feel del sito
6. Trasparente, chiaramente etichettato come advertising
7. Condivisibile dagli utenti
8. Non soggetto ad affollamento, è esso stesso il contenuto
9. Engagement reale, non soggetto alla banner blindness
10. Distribuisce valore, non view