Il ddl Maxi Ristori permetterà a Radio Freccia del gruppo Rtl 102.5 di raddoppiare l’affollamento pubblicitario. Ma il mercato contesta la norma
Sembra destinato a compiere il suo iter – che dovrebbe arrivare a conclusione il 27 dicembre – il ddl 1994 meglio noto come ‘Maxi Ristori’ che, trasformando una norma del Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici da rigida e a senso unico a reversibile e a doppio senso, permetterà a Radio Freccia (Gruppo Rtl 102.5) di diventare una radio commerciale a pieno titolo, da radio comunitaria nazionale quale era, raddoppiando la quota di affollamento pubblicitario.
L’emendamento, presentato da Fratelli d’Italia e votato anche dalla maggioranza, ha fatto molto rumore nella radiofonia italiana.
Lo valuta molto negativamente Aeranti-Corallo, l’associazione di categoria che rappresenta le imprese radio-TV locali: estraneo alla materia del decreto legge, “metterebbe in discussione gli equilibri raggiunti negli anni tra il comparto commerciale e quello comunitario, a discapito di entrambe le tipologie di emittenza radiofonica, svalorizzando sia gli investimenti effettuati dalle emittenti radiofoniche commerciali, sia i principi di cui sono portatrici le emittenti radiofoniche comunitarie”, ha commentato l’associazione presieduta da Marco Rossignoli chiedendo il 14 dicembre scorso che l’emendamento non sia approvato in via definitiva.
Altrettanto negativa la considerazione di RDS, che giudica “un terremoto” ciò che potrà scaturire dall’approvazione “di due emendamenti ad personam”. Oltre la reversibilità di status da comunitarie a commerciali, un secondo emendamento introduce la possibilità di affittare a terzi frequenze anche se non di proprietà.
“La radio vive una stagione molto critica con un crollo dei fatturati pubblicitari generati dalla pandemia che in media oscilla oltre il 30%. Immaginare di cambiare le regole del gioco e del mercato senza cambiare l’assetto generale del settore è un atto incomprensibile ed inaccettabile, scorretto sotto ogni forma”, ha detto Eduardo Montefusco chiedendo lo stralcio.
Per il presidente di RDS, “oggi sono un prezioso regalo per un soggetto, domani potrebbero permettere l’ingresso nel settore di operatori senza scrupoli o di operatori OTT che nulla hanno a che vedere con l’editoria radiofonica privata, che offre quotidianamente un servizio di intrattenimento e di informazione insostituibile, apprezzato e seguito da oltre 35 milioni di ascoltatori-cittadini”, ha commentato, chiedendone lo stralcio per non rischiare “di demolire il nostro patrimonio informativo, frutto del lavoro di migliaia di professionisti della comunicazione”.
“Terremoto” è stata anche la definizione diffusa da RadioMediaset con un servizio di TgCom24 secondo cui le modifiche “abbattono un sistema di norme che fino a oggi ha regolato in maniera ordinata un mercato fatto di tantissimo soggetti anche locali oltre che nazionali. Da un lato viene moltiplicato il valore del titolo concessorio delle emittenti comunitarie, no profit, che possono trasformarsi in commerciali e senza investimenti mediante il solo affitto di frequenze possono arrivare alla copertura del 60% del territorio nazionale. Dall’altro viene svilita la concessione delle altre emittenti nazionali che perderanno mercato pubblicitario e potranno accendere nuovi impianti solo mediante l’acquisto di frequenze a titolo oneroso previa autorizzazione da parte del ministero”.
Quanto a Rtl 102.5, ha contestato la lettura degli emendamenti, rigettando l’idea che si tratti di un regalo.