“Ci siamo tirati fuori, in controtendenza e con convinzione. Troppe parole in libertà, troppi insulti, troppo astio. E troppi profili falsi che se non generano notizie altrettanto false, si dilettano in manipolazioni neppure tanto manipolate”.
Inizia così l’editoriale di Nunzia Vallini, direttrice del Giornale di Brescia, che spiega le motivazioni di quello che è stato chiamato “un lockdown per Facebook”.
Non importa la responsabilità individuale di chi commenta, per Vallini è in gioco l’identità stessa del quotidiano e un “modo di fare giornale” oltre a “una sorta di corresponsabilità quantomeno morale” se gli aggiornamenti su Facebook diventano pretesto per falsità, rabbia, frustrazione, fenomeno che si è riacutizzato negli ultimi mesi.
La direttrice del quotidiano aggiunge di essere consapevole del prezzo da pagare, in termini di notorietà e click per il Giornale di Brescia – il 16% del traffico sul sito arriva proprio dai social -, ma eccesso di ‘flame’ e di bot valgono il prezzo di “uscire da questa piazza malsana che ci fa diventare quello che non siamo”.
Tutte le notizie saranno, d’ora in poi, solo sul sito web oltre che sul giornale di carta e sulla TV del quotidiano e resteranno aperti gli altri canali social, Messenger compreso.