Il report di Mediobanca evidenzia il calo dei ricavi del settore media per effetto della pandemia
Nel primo semestre del 2020 in Italia i ricavi aggregati del settore media & entertainment sono stati di 3,9 miliardi, con un calo del 10,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per effetto della pandemia.
Lo afferma il report dell’Area studi Mediobanca sul settore, con una riduzione che colpisce principalmente la radio (-29% sul primo semestre 2019), seguita dalla Tv in chiaro (-14%), mentre ha tenuto la televisione a pagamento (-0,8%).
Il calo dei ricavi deriva soprattutto dai mancati proventi della pubblicità, che segnano una riduzione del 24,4% rispetto allo stesso semestre 2019.
Non mancano però alcuni segnali positivi: la raccolta pubblicitaria nel novembre 2020 è in ripresa, (+3,5%), anche se la variazione annua attesa è del -12% sul 2019.
Sempre nel novembre 2020 i ricavi pubblicitari sono cresciuti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente dell’8,8% per La7, del 7,3% per Rai, del 5,1% per Mediaset e del 5% per Discovery, mentre Sky è l’unica ancora con segno negativo (-8%), seppur in miglioramento. Si conferma la crescita del comparto Digital (OTT e altri settori), con un +8,4%.
IL SETTORE RADIOTV NEL 2019
Nel 2019 il settore radiotelevisivo in Italia, che ha un’incidenza sul PIL nazionale dello 0,5%, ha registrato un giro d’affari di €8,7 miliardi, in contrazione del 3,1% sul 2018. Il calo riguarda sia la TV in chiaro (€4,8 mld; -0,5%), sia soprattutto la TV a pagamento (€3,2 mld; -8,1%); cresce invece la radio (€0,7 mld; +4,1%).
Il mercato italiano si conferma concentrato, con i tre principali operatori televisivi (Rai, Mediaset e Sky Italia) che detengono quasi l’85% dei ricavi televisivi nazionali. Considerando i ricavi complessivi dei 7 principali operatori televisivi con sede in Italia, inclusivi delle attività sia in Italia sia all’estero, i valori salgono a €9,5 mld, in calo del 5% sul 2018. Il segno negativo è influenzato dai minori introiti della Pay Tv (-13,6%) e dal calo dei ricavi da pubblicità (-4,9%), compensati dall’incremento del canone (+2,3%). Tra gli operatori, in crescita solo la Rai (+2,9%) e Discovery (+0,8%).
Gran parte dei ricavi della TV sono realizzati da Sky (€3,1 mld), seguita, se si includono anche le attività estere, da Mediaset (€2,9 mld) e Rai (€2,6 mld). La situazione cambia se si considerano i soli ricavi nazionali: Sky mantiene il primato, ma la Rai con i suoi €2,6 mld supera Mediaset, in terza posizione con €1,9 mld. Mediaset, infatti, è l’unico gruppo italiano a respiro internazionale, realizzando un terzo dei propri ricavi all’estero.
Sono numerosi i player italiani controllati da gruppi statunitensi: il loro fatturato aggregato è di €3,9 mld (-3% sul 2018), mentre gli operatori italiani del comparto segnano un giro d’affari di €3 mld (-13%). Tra i gruppi americani il maggiore operatore è sempre Sky seguito da Disney con €412 mln.
Il calo nel 2019 della TV a pagamento è dovuto all’ingente diminuzione degli introiti pubblicitari (-24,5% a/a) e alla riduzione dei ricavi sugli abbonamenti (-6,6%). Questi dati nascondono però dinamiche contrapposte: mentre i ricavi pubblicitari e da abbonamento della TV tradizionale calano per effetto della cessazione dei servizi di Mediaset Premium, quelli dello streaming crescono (+39,6%).
Sky guida la classifica per offerta di canali TV con 3 canali in chiaro e 40 a pagamento, posizionandosi davanti a Mediaset (15 in chiaro e 7 a pagamento). La competizione oramai si è trasferita sulle piattaforme streaming, dove tutti i principali operatori italiani possiedono almeno una piattaforma Vod per la fruizione dei contenuti in broadband.
In generale, nel periodo 2015-19 è diminuita la redditività industriale (dal 4% al 2,5%), ma alcune società continuano a brillare per ebit margin: Discovery (14,8%), Mediaset (12,3%) e ViacomCBS (5,9%). Migliorano in modo evidente Discovery (+10,4 p.p), ViacomCBS (+9,2 p.p.), La7 (+7,0 p.p.) e Mediaset (+5,5 p.p.).
A livello mondiale gli effetti della pandemia Covid hanno accelerato invece un processo già in corso: quest’anno nel mondo i ricavi degli abbonamenti per video on-demand supereranno quelli da botteghino e entro il 2024 saranno il doppio di quelli ‘fisici’. Nei primi sei mesi dell’anno scorso nel suo complesso il settore delle grandi multinazionali ha perso comunque una fetta importante di ricavi, scendendo a 185 miliardi di dollari contro i 205 miliardi dello stesso periodo del 2019.
Il report dell’Area studi di Mediobanca conferma infine che l’Italia presenta il canone per la televisione pubblica più basso fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (0,25 euro al giorno per abbonato contro una media europea di 0,33 euro). Secondo lo studio, dal 2015 al 2019 fra i maggiori Paesi europei solo l’Italia ha ridotto il canone pro-capite.