Ogury analizza il grande problema degli ID. Per brand e centri media il tracking è fonte di rischio per la reputazione

Lo studio condotto da IDC per Ogury ha interessato 1.000 dirigenti, 70% in azienda, 30% in agenzie media, e combinando interviste quantitative e qualitative approfondite

Il 60% degli advertiser sa che i cookie stanno per essere eliminati, ma più del 40% ha ancora una conoscenza limitata delle tecnologie cookieless: è una delle prime evidenze del sondaggio commissionato da Ogury a IDC per capire come grandi brand e agenzie media percepiscano il futuro della pubblicità digitale in un mondo senza cookie.

La società specializzata nella pubblicità personalizzata ha ascoltato 1.000 dirigenti scoprendo che più del 40% di loro non è a conoscenza delle tecnologie di targeting che non utilizzano gli identificatori pubblicitari. La survey è stata condotta tra novembre 2022 e gennaio 2023 nelle aree America, Europa (Regno Unito, Francia, Germania, Italia) e APAC, intervistando 1.000 dirigenti – 70% in azienda, 30% in agenzie media – e combinando interviste quantitative e qualitative approfondite.

Tracking e reputazione. Il sondaggio ha anche rilevato che più della metà degli inserzionisti (60%) ritiene che il tracciamento degli utenti sia una fonte di rischio per la reputazione dei brand. Il 56% di loro pensa che i cookie e gli ID rappresentino una minaccia per la privacy degli utenti, mentre il 60% crede che la fine della loro disponibilità sia solo una questione di tempo. Ogury rileva che le percentuali nelle risposte sono “sorprendentemente basse” considerato che i cookie non sono già più disponibili su Safari, il browser di Apple, e su Firefox e che nel complesso i tassi di consenso al tracciamento da parte degli utenti si stanno riducendo sempre di più.

Le alternative ci sono, ma sono poco conosciute dagli inserzionisti. In risposta alle domande sull’eliminazione dei cookie di terze parti e su quali cambiamenti devono essere apportati allo sviluppo delle campagne, il 32% degli intervistati ha dichiarato di voler cambiare i fornitori di ad-tech con cui collabora. Tra questi, il 64% ha affermato che aumenterà i budget verso operatori che non utilizzano cookie di terze parti o raccolgono in qualsiasi modo dati personali. Tuttavia, il 41% del campione conosce solo limitatamente o ignora metodi di targeting diversi da quelli che sfruttano ID come i cookie. Ogury ritiene che questa situazione sia una grande opportunità per chi fornisce soluzioni di targeting alternative, ma è necessaria una maggiore attività di evangelizzazione delle soluzioni.

Il target giusto. L’indagine evidenzia che gli inserzionisti non sono molto sicuri di riuscire a raggiungere il target giusto, su scale di diversa grandezza, senza identificatori. Nelle agenzie media 1 dirigente su 2 ritiene di poter raggiungere il pubblico corretto anche dopo l’eliminazione dei cookie, mentre nelle aziende la percentuale è del 61%.

Tecnicismi. Secondo Van Valdez, Associate Research Director, European Customer Experience presso IDC, brand e agenzie media “avranno bisogno di essere guidati per orientarsi tra le tecniche alternative ai cookie, cercando nuovi partner innovativi”, suggerendo di non eccedere nel linguaggio tecnico “di difficile comprensione”.

Privacy. “Gli inserzionisti non hanno ancora l’esatta percezione di quanto grande e impattante sarà l’ondata della privacy”, aggiunge Geoffroy Martin, CEO di Ogury, convinto del ruolo ‘educational’ dell’ad-tech sulle opzioni disponibili.

Ogury analizza il grande problema degli ID. Per brand e centri media il tracking è fonte di rischio per la reputazione ultima modifica: 2023-05-12T10:48:53+02:00 da Redazione

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