Prevedeva un gettito di 150 milioni di euro quest’anno e di 600 il prossimo ma la web tax sembra essersi nuovamente arenata.
La norma inserita nella Legge di Bilancio 2019 che prevede un’aliquota del 3% sui ricavi delle società con fatturato oltre 750 milioni di euro che forniscono servizi digitali non è ancora entrata in vigore. Il termine previsto per l’emanazione del decreto attuativo era infatti il 30 aprile scorso e da allora nessun documento è stato più approvato.
A esprimere disappunto per la situazione è Iab Italia.
“Come associazione, che rappresenta oltre 180 aziende tra i più importanti operatori della pubblicità online sia a livello nazionale che mondiale – ha dichiarato Carlo Noseda, Presidente di IAB – constatiamo con grande disappunto come la Web Tax annunciata dal Governo e approvata dal Senato – con un obiettivo di gettito già fissato a 150 milioni per quest’anno e 600 milioni per il prossimo – si sia completamente arenata, in attesa di un’azione comune europea, riportandoci, di fatto, al punto di partenza. Da mesi sosteniamo e ci appelliamo al Governo perché senza una “nuova” web tax le imprese italiane del digitale sono destinate a sparire. Nella situazione attuale si rischia di accentuare ulteriormente la disparità fiscale tra i colossi del web e le aziende tricolore che operano nell’advertising online. L’equità fiscale è uno dei punti cruciali su cui si gioca la crescita dell’intero comparto, un comparto che genera un indotto di oltre 89 miliardi di euro con più di 675 mila posti di lavoro. Un valore che negli anni ha proseguito a crescere in maniera sostanziale, ma che rischia di arrestarsi proprio per l’attuale iniquità fiscale che pesa esclusivamente sulle nostre imprese. Il settore del digitale ha ancora enormi spazi di crescita, ma è necessario che questo sviluppo venga normato in modo chiaro, condiviso e successivamente venga rispettato da tutti gli interlocutori. IAB auspica che si arrivi quanto prima all’attuazione di progetto annunciato e rimane altresì a disposizione per lavorare con le istituzioni e tutti gli stakeholder per focalizzare il decreto attuativo alle reali situazioni di abuso e disarmonia concorrenziale”.