Intanto, in Italia, la web tax introdotta a fine dicembre è ancora in attesa del decreto attuativo
Dopo essere passato all’esame dell’Assemblea Nazionale senza alcuna modifica, il progetto di legge per la tassazione delle grandi aziende digitali voluto dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire sta per approdare in Senato il 21 maggio in seduta pubblica.
Ma il relatore della Commissione Finanza, Albéric de Montgolfier, la giudica “troppo rischiosa sul piano giuridico” perché “la Francia è il solo paese a mettere in atto questo tipo di tassa in modo unilaterale” e considera che l’unico modo accettabile sarebbe se la legge fosse adottata dall’OCSE. Per mettere la legge francese almeno un po’ “in sicurezza” è stato inserito un emendamento che le dà un carattere temporaneo e ne prevede l’estinzione il 1 gennaio 2022 e il ritiro della legge nel caso in cui fosse adottata dall’OCSE.
Intanto, in Italia, la web tax introdotta a fine dicembre con la Legge di Bilancio 209 è ancora in attesa del decreto attuativo. “Pur dimostrando un’attenzione verso una maggiore concorrenza nel mercato digitale, rischia di portarsi dietro gli stessi limiti della Direttiva UE 2018 da cui prende ispirazione”, ricorda Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia.
Interpellato da BrandNews, sull’iter italiano della web tax Noseda sottolinea anche un problema di doppia imposizione. “Così come è articolata, la disciplina si applicherebbe indistintamente a tutte le imprese digitali, domestiche o estere, senza un chiaro distinguo tra chi ha già assolto le imposte fiscali e chi beneficia di regimi fiscali particolarmente vantaggiosi. Si insinua quindi un problema di doppia imposizione che graverebbe proprio su quelle imprese che operano localmente e che dovevano rimanere fuori da questo campo di applicazione”.
Per Noseda, infatti, “l’equità fiscale è uno dei punti cruciali su cui si gioca la crescita dell’intero comparto, che occupa 285.000 professionisti a tempo pieno e che crea un indotto di oltre 65 miliardi. Un valore che negli anni ha proseguito a crescere in maniera sostanziale, ma che rischia di arrestarsi proprio per l’attuale iniquità fiscale che mette a repentaglio il futuro delle nostre imprese”.