I corti funzionano molto bene nella strategia di comunicazione delle aziende, sono uno strumento efficace per la brand consideration, per descrivere e approfondire i valori della marca, in particolare quando si vuole parlare alle generazioni più giovani, ma c’è un rovescio della medaglia: costano tantissimo e hanno una scarsa distribuzione.
Il tema è stato affrontato nel corso del primo appuntamento dedicato agli short movie che l’Osservatorio Branded Entertainment (OBE) ha organizzato insieme con Giffoni Innovation Hub a Milano.
Nel corso della giornata di confronto sono state affrontate l’analisi della genesi e degli obiettivi del branded content all’interno di un cortometraggio e lo snodo cruciale della distribuzione di uno short movie che, fondendo linguaggio cinematografico e comunicazione di marca, riesce a veicolare missioni e valori di un brand.
È una tendenza forte, questa del ricorso ai corti da parte delle marche, ha sottolineato Laura Corbetta, presidente OBE, un’evoluzione importante del branded entertainment che, grazie a formati più lunghi come i cortometraggi, permette ai brand di raccontarsi, articolando meglio la propria proposizione anche in contesti complessi.
Lo prova la ricerca sull’efficacia degli short movie presentata da BVA Doxa che ha preso in esame 18 fattori chiave per il loro successo rilevando che 3/4 dei filmati considerati ha ottenuto risultati positivi.
Ma Corbetta ha anche sottolineato un lato paradossale dei corti. “A fronte di strategie e investimenti crescenti sullo short movie, il nodo da risolvere rimane ora quello della distribuzione: dai canali tradizionali alle piattaforme digitali, fino a innovative modalità di condivisione live dei contenuti, per esempio esempio nelle scuole o nel corso di eventi”.