In pochi mesi – Google Home è arrivato in Italia a marzo 2018, Amazon Echo in ottobre – gli smart home speaker si sono conquistati il 16% del mercato smart home e 60 milioni di euro, aprendo la strada a una comprensione più mainstream della casa connessa e intelligente.
Il mercato italiano della smart home, seppure in crescita del 52% nel 2018 rispetto all’anno precedente, a 380 milioni di euro, rimane il fanalino di coda in Europa. Il confronto è impietoso: lo scorso anno questo mercato in Germania valeva 1,8 miliardi, in UK 1,7, un Francia 800 milioni e solo la Spagna fa peggio con 300 milioni di euro.
Una dimensione in valore assoluto non ancora enorme, ma con un tasso di crescita e un potenziale significativi: così Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things che ieri a Milano ha presentato la ricerca sulla smart home, sul divario ancora da colmare.
Un divario sul quale sembra stiano incidendo positivamente gli investimenti in marketing e comunicazione di Google e Amazon che in pochi mesi – Google Home è arrivato in Italia a fine marzo 2018, Amazon Echo a fine ottobre – hanno realizzato vendite superiori alle attese per 60 milioni di euro e conquistato il 16% del mercato italiano della smart home, dietro le soluzioni per la sicurezza che hanno una quota del 35%.
Oltre a generare buoni volumi di vendita, hanno trascinato tutto il comparto, ha sottolineato Tumino e fatto aumentare l’awareness dei consumatori.
Funzioni e semplicità. L’altro comparto smart è quello degli elettrodomestici, con il 14% di quota, ma solo il 25% di chi li possiede li utilizza. Dato questo che mette in evidenza la domanda di semplicità d’uso e di funzioni utili, a cominciare dai servizi, da parte dei consumatori che altrimenti abbandonano presto gli oggetti connessi quando questi non sono altro che gadget.
Un problema di comunicazione che è stato messo in evidenza nel corso del panel di discussione sui risultati della ricerca da Marco Signa, Creativity & Strategy Manager di Whirlpool, per il quale la comunicazione “deve essere diversa da quella tradizionale per trasferire le potenzialità del valore di una casa connessa”. Anche la conoscenza del tema fa comunque la sua parte: il 59% dei consumatori italiani ne ha sentito parlare almeno una volta, soprattutto dai media tradizionali (50%) e internet (32%) secondo la ricerca che l’Osservatorio ha realizzato con Doxa. Ma solo il 35% si dice interessato a comprare prodotti smart home in futuro e di questi solo il 10% nei prossimi 12 mesi. Chi ha in casa un oggetto smart (il 41% del campione) nel 42% dei casi non usa o usa raramente le funzionalità smart: il 41% dice perché sono poco utili, il 34% perché non ne ha la necessità, il 14% perché è complesso usarle.
Le attese per il 2019 sono comunque molto positive, sempre di crescita a doppia cifra e con una progressiva integrazione della domotica classica con gli assistenti vocali, ma rimangono ancora barriere da superare “In primo luogo la comunicazione ai consumatori delle reali potenzialità di utilizzo degli oggetti smart, cresciuta molto con l’ingresso nel mercato degli OTT, ma ancora non adeguata, se guardiamo agli altri produttori e ai piccoli brand”, commenta Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things.