Wavemaker ha fatto il punto sulla relazione social commerce – influencer marketing delineando i trend emergenti a livello nazionale e internazionale
Il binomio social commerce – influencer marketing, con il corollario del content, è la grande novità dell’ecommerce.
Sul tema sono intervenuti Marco Magnaghi e Julian Prat, rispettivamente Chief Digital Officer e Chief Strategy Officer di Wavemaker, con un workshop a IAB Forum che ha fatto il punto sulla situazione italiana – ancora non avanzatissima – la scena internazionale – sempre più veloce – e le tendenze emergenti che vedono confini sempre più sfumati tra media e retail e i social come luoghi di ispirazione prima ancora che di ricerca dei prodotti.
Sostiene Magnaghi che “la logica di scoperta che pervade social e influencer incrementa la loro importanza”, dunque è necessario guardarli non solo sotto l’aspetto media e performance, ma sempre più in termini di attivazione delle strategie di content e influencer marketing, cercando punti di connessione tra questi mondi e lavorando su formati diversi e interoperabili, cioè indipendenti dalla singola piattaforma.
Il trait-d’union è il contenuto: che si tratti di shopping livestreaming – YouTube sta per partire con questa offerta – o di formati shoppable che accorciano il funnel d’acquisto, il contenuto è fondamentale e l’entertainment, dicono in Wavemaker, è l’ambito più interessante. Nel corso del workshop Prat ha mostrato tre diverse strategie – boutique, club e supermarket, qualcuna già applicata anche in Italia – per evidenziare quanto sia importante capire l’equilibrio più adeguato tra contenuto e temi di piattaforma, ovvero “il modo in cui il brand aiuta i suoi clienti”.
L’opportunità oggi, almeno sul nostro mercato, non è tanto quella di generare una vendita diretta, quanto quella di “allineare le diverse discipline fino poco tempo fa intermittenti, costruendo piani integrati per approdare a una reale omnicanalità”, È a quella che Prat definisce come una “gestione tridimensionale” che l’agenzia media sta già da tempo preparando i propri clienti. “Questo scenario non sarà prevalente, ma là dove è già in atto sposta una parte degli acquisti”, spiega Prat a proposito di questo canale di vendita in più rappresentato dai social. Una sorta di attività di evangelizzazione che Wavemaker sta orchestrando da un po’, mettendo l’accento prevalentemente sul contenuto, il tono di voce e il contesto giusto per ciascun brand e prodotto.
“Abbiamo dalla nostra la capacità di guardare in modo integrato tutti i touchpoint e stiamo sviluppando quella di ‘mediatori culturali’ nei confronti di questo nuovo scenario”, aggiunge suggerendo di superare la mera funzione tattica di social e influencer marketing per definire un approccio strategico. “Fatto bene, può arricchire l’esperienza che le persone hanno di un brand”, dice Prat. Le aziende se ne stanno accorgendo, considerato che gli investimenti dedicati valgono ormai più di quelli di cinema e OOH messi insieme e la stessa Wavemaker lavora con un team content composto da 70 persone, 20 delle quali sono arrivate nel solo ultimo anno e 6 dedicate esclusivamente all’influencer marketing.
E se ancora in Italia il livestreaming latita, l’agenzia è sempre più spesso impegnata a confezionare prodotti digitali in formato video che aiutano i consumatori a prendere la decisione finale, appena un passo prima dalla conversione in vendita sullo schermo stesso dello smartphone.