La nuova struttura nata dalla fusione di MEC e Maxus si posiziona come la prima sul mercato italiano con un billing di 1,5 miliardi di euro, il 23% di quota di mercato, 350 addetti e 5 sedi
“Il 2017 è stato un incubo”. Non usa mezzi termini Luca Vergani, CEO di Wavemaker, per descrivere il volume di gare che l’agenzia ha affrontato lo scorso anno. Incubo che non dovrebbe ripetersi nel 2018: “sceglieremo le gare a cui partecipare, oltre ovviamente a quelle internazionali e in difesa”, ha detto a margine della presentazione della nuova struttura nata dalla fusione di MEC e Maxus e che si posiziona come la prima sul mercato italiano con un billing di 1,5 miliardi di euro, il 23% di quota di mercato, 350 addetti e 5 sedi, a Milano, Roma, Torino, Verona e Firenze, e una crescita del 7% rispetto al 2016.
La struttura che poggia sui 3 pilastri Media Content Technology ricava dall’area non media oltre il 40% del business (il 20% arriva dagli eventi, il 20% dal content) e in futuro questa percentuale e’ destinata inevitabilmente a crescere vista la crescente automazione di buying e planning. Il peso della consulenza tecnologica e’ oggi pari a zero ma potrebbe rappresentare per Wavemaker tra il 10 e il 15% in soli 24/36 mesi.
Già nel 2017 la crescita della societa’ è stata assicurata soprattutto dalle nuove discipline, visto che il mercato media è piatto. Quanto al 2018, la stima di GroupM è +2,1%, rivista al ribasso dal 2,5% dopo la mancata qualificazione della Nazionale ai Mondiali di Calcio: Vergani spera che la ripresa economica si traduca in maggiori consumi che possano generare nuovi investimenti delle aziende, non solo in ambito media: sono proprio questi che Wavemaker intende intercettare con il suo nuovo modello di soluzione integrate ed end-to-end. E nella ricerca di nuove professionalita’, la societa’ punta soprattutto su figure di coordinamento.