Si è annunciata con una campagna di guerrilla nelle giornate di IF! Italians Festival, lo scorso fine settimana, e sta proseguendo su Instagram l’iniziativa Gentilissima Rivolta attraverso la quale i creativi, account e strategist, giovani e non solo, stanno denunciando le pessime condizioni di lavoro che vigono a volte nelle agenzie.
I promotori di Gentilissima Rivolta – “creativi, account, strategist, giovani e sottopagati, per la maggior parte in stage perpetuo” – per il momento restano anonimi “perché quello della comunicazione è un mondo piccolo ed essere “quelli che rompono i coglioni” significa non trovare più lavoro”, dicono nel primo post di presentazione che invita chi si riconosce in questa descrizione a condividere le proprie esperienze di lavoro. Che non sono tardate ad arrivare e vengono pubblicate nelle storie, in forma anonima per lo più.
Nel momento in cui scriviamo, la pagina si sta facendo conoscere e i follower sono quasi 8.000.
“Amiamo il nostro lavoro ma odiamo le condizioni in cui siamo costretti a svolgerlo” dice il post riferito a IF! Italians Festival il cui tema 2022 era ‘La Rivoluzione della Gentilezza’, titolo considerato dai promotori della pagina Instagram fuori luogo viste le situazioni lavorative di precariato e sfruttamento che esistono nel settore.
“Noi di potere materiale ne abbiamo pochissimo, ma possiamo fare cattiva pubblicità” scrivono – spiegando l’intento – i promotori.
La campagna ha raccolto anche il sostegno di professionisti della comunicazione che stanno intervenendo su LinkedIn, a volte con un “mea culpa”, più spesso con riflessioni, riconoscendo il problema e aumentando l’esposizione dell’iniziativa presso senior e manager.
In passato altre esperienze digitali avevano raccolto denunce di mobbing e sfruttamento nel settore ma l’anonimato aveva anche dato il via a forme di delazione e vendette personali.
La protesta giunge in un momento storico particolare in cui agenzie e aziende (inevitabilmente tirate in ballo perché lo sfruttamento dei precari da parte delle agenzie sarebbe anche conseguenza di una complessa e irrisolta situazione in cui i clienti a volte insistono con richieste imperative di urgenza a cui le sigle non riescono a sottrarsi) mettono al centro temi come diritti e purpose.
Non solo. Rispetto ai decenni scorsi, tra le agenzie c’è la consapevolezza della perdita di appeal del settore per attrarre i talenti più giovani e più competenti, che preferiscono magari aziende, ad esempio in ambito tech ma non solo, con stipendi più alti e un migliore work-life balance.
Del resto questa è l’altra faccia del fenomeno delle ‘grandi dimissioni’ che è esploso non solo oltreoceano ma anche in Italia. Nei primi sei mesi del 2022 oltre un milione di lavoratori italiani ha abbandonato il proprio lavoro, il 31, 7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente secondo l’Osservatorio sul precariato dell’Inps, e 4 persone su 10 hanno firmato le dimissioni senza avere un’altra offerta di lavoro. In molti casi, l’83%, queste dimissioni sono dovute a malessere emotivo secondo un altro studio del Politecnico di Milano.