Publicis e DraftFcb lasciano AssoComunicazione, da oggi impegnata con il roadshow per ripensare l’offerta ai soci
La crisi picchia duro sulle agenzie di comunicazione e, di riflesso, anche sulle associazioni di settore. In AssoComunicazione, da mesi, il presidente Massimo Costa predica un ripensamento del ruolo e della mission associativa.
A questo proposito, prendera’ il via proprio oggi da Venezia il roadshow annunciato che avra’ il compito di ‘ascoltare la base’ e di intercettare spunti e critiche utili per riformulare una nuova AssoC. Dopo la tappa in laguna, il roadshow proseguira’ poi il 5 novembre a Bologna, l’8 novembre a Milano, il 12 a Torino, il 13 di nuovo a Milano e il 19 a Roma.
Il punto di vista di Costa e’ quello di ridurre i costi di gestione (partendo con i tagli al costoso contratto d’affitto della sede di via Larga) e snellire la struttura per poter avere risorse sufficenti da investire in servizi e valore per gli associati: dalle consulenze legali a quelle legate alle problematiche giuslavoristiche, dalla formazione e incontri di aggiornamento all’offerta dati e ricerche.
Per il presidente di AssoComunicazione i tre pilastri fondamentali del nuovo corso dovranno essere: formazione, informazione e consulenza. In caso di mancate riforme, Costa e’ pronto a dimettersi. Chi si e’ gia’ dimesso dall’associazione sono in realta’ circa 14 agenzie: come da regolamento hanno presentato entro il 30 settembre la lettera con cui annunciano la fine del rapporto a dicembre con AssoC. Tra queste ci sono Publicis e Draftfcb.
Agenzie in uscita anche da Unicom: da quanto ci risulta sarebbero una ventina le strutture in uscita e altre ancora avrebbero problemi nel rispettare i pagamenti.
Da parte del presidente Donatella Consolandi non c’e’ comunque preoccupazione: “La nostra riforma e il ripensamento dell’offerta l’abbiamo gia’ anticipata nei mesi scorsi. Le uscite sono compensate dalle nuove entrate. Una specie di ricambio generazionale”.
Per le agenzie dimissionarie, a prescindere dall’associazione di appartenenza, le motivazioni hanno un comune denominatore: tutte le strutture che abbiamo contattato ci hanno parlato di scarsa salvaguardia degli interessi degli associati e, in particolare, di una poca difesa del valore della professione.