Il pubblicitario è al lavoro per organizzare un appuntamento che valorizzi il ruolo della creatività
Un sistema (quello della comunicazione italiana attuale) da riformare per riportare al centro la creatività che è il bene comune di tutti: delle agenzie ma anche delle aziende. In un periodo in cui tutti parlano di numeri e di crisi, Emilio Haimann preferisce difendere l’aspetto centrale della professione del pubblicitario. E lo fa uscendo da AssoComunicazione, spiegando di non riconoscersi proprio per la mancata difesa della creatività, e con una provocazione ‘seria’ che ha come bersaglio l’Adci.
Ma soprattutto lavorando a un convegno sul tema della creatività. «Non sarà un progetto solo mio – ha detto il fondatore di Hi! Comunicazione – perché ci stanno lavorando sopra anche altri professionisti e un centro studi che sta preparando uno studio che aiuterà a porre le basi per una maggiore cultura creativa nel Paese». Ulteriori particolari sull’appuntamento, che dovrebbe essere calendarizzato in autunno, arriveranno nelle prossime settimane.
Nei giorni scorsi Emilio Haimann aveva reso pubblica la sua uscita da AssoComunicazione: «un’associazione – secondo Haimann – che sta perseguendo altri obiettivi, ma non quello della valorizzazione della creatività. Nell’associazione non c’e’ neppura la possibilità del dibattito. Io non mi riconosco nell’operato e quindi esco».
All’Adci invece, di cui Haimann è stato anche vicepresidente in passato, ha chiesto che le quote di iscrizione delle proprie campagne agli Adci Awards vengano devolute in favore dei terremotati dell’Emilia Romagna.
Il creativo spiega l’iniziativa come una provocazione in grado di poter generare un cortocircuito perchè i problemi che stanno affliggendo il settore sono seri; Haimann cita innanzitutto la mancanza di rigore etico e assenza di rispetto per la creatività. Quest’ultimo punto “è l’origine delle difficoltà, nostre e di aziende che in comunicazione investono” spiega Haimann, perchè creatività nella comunicazione signifca qualità ed efficacia della comunicazione, e quindi risultati, produttività, profitto e reputazione per tutti: persone, agenzie e aziende.
Inoltre il tema della remunerazione: “se la creatività è il valore e genera produttività, va pagata il giusto. Solo così si protegge il compenso di tutti -persone e strutture, proteggendo la creatività. Ma Assocomunicazione la snobba. E l’Adci la offende. Il settore pubblicitario è l’unico in cui si proponga un lavoro intellettuale senza che questo venga pagato. Troppe gare, troppi partecipanti, troppa superficialità”. Infine, l’attacco all’Adci e al premio che promuove: “l’Adci manda messaggi sbagliati, lasciando che la sua pubblicazione sia affollata di episodi equivoci. Prima l’annual veniva presentato ai clienti. Adesso ai clienti si chiede il permesso di fare annunci finti. L’Adci dovrebbe essere un esempio di deontologia professionale per le nuove generazioni.
Dovrebbe essere schierato davanti a tutti nella protezione della creatività e del suo valore. Bella mossa, in un settore dove regna la sfiducia degli utenti”.