Prodotto da The Family e distribuito da Maremosso di Luca Lucini sara’ nelle sale dal 24 agosto
Il tema dell’identita’, del chiudersi alla vita e del riaprirsi attraverso piccole e grandi emozioni. Sono questi i temi attorno a cui Federico Brugia ha lavorato per la realizzazione di ‘Tutti i Rumori del Mare’ il suo primo lungometraggio in uscita nei cinema dal 24 agosto. Realizzato da The Family e Laokoon Filmgroup, giovane casa di produzione ungherese, e distribuito da Maremosso di Luca Lucini e Raffaello Pianigiani, il film ha per protagonista Sebastiano Filocamo, un uomo che ha deciso di non esistere e di lavorare per un’organizzazione criminale per la quale trasporta merci e persone, in particolare donne da avviare alla prostituzione di alto bordo. L’incarico di condurre in Italia Nora/Orsi Tóth spingerà l’uomo a mettere in discussione la propria scelta di non-vita.
«Ho voluto realizzare un film aperto – ha raccontato Brugia – che parla dell’identita’, del chiudrsi alle emozioni, del muro che ci si costruisce attorno e che si sgretola nel momento in cui decidiamo di rirpendere in mano la vita. Il protagonista e’ un uomo decomposto nell’anima che si ricompone nel finale davanti al mare».
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Un ritorno alla vita che avviene attraverso piccoli episodi, rumori e suoni e trova conferma poi difronte a un importante rifiuto. Come ha dichiarato lo stesso Brugia, e’ un film che gioca molto con le immagini e in cui il regista ha messo in campo i suoi vent’anni di esperienza nel mondo della pubblicita’. «Il film chiede allo spettatore di lasciarsi andare – ha aggiunto Brugia – e di abbandonarsi alle emozioni, mosse da grandi silenzi perche’ a parlare e’ il linguaggio delle immagini, accompagnate da una musica ricercata. La sfida e’ stata quella di raccontare il nulla attraverso il paesaggio spesso immobile e monotono dove, piano piano si fanno largo le emozioni, rappresentate all’inizio dalle gocce che bagnano il finestrino dell’auto».
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Un film ad alto contenuto poetico e visivo che ha convinto Luca Lucini a distribuirlo oltre che produrlo: «Credo che sia il momento migliore per provare a costruire un’alternativa per il cinema diverso quel cinema che, da spettatore prima e da aspirante filmmaker poi, mi ha sempre incuriosito, stimolato e aperto la mente. Tra la crisi delle sale cittadine di qualità, la digitalizzazione e la riduzione dei budget produttivi, credo sia importante lasciare da parte gli individualismi e impegnarsi a mettere in rete gli autori e i produttori capaci di fare quel cinema diverso, molto richiesto dal proprio pubblico di riferimento».