Il nuovo presidente e ceo sta cercando di trasformare Publicis da gruppo di comunicazione a partner globale nella trasformazione dei suoi clienti, ibrido di creatività e tecnologia, media e consulenza
A margine della presentazione della trimestrale del gruppo – con risultati al di sotto delle attese: +1,2% invece del 1,8% stimato dagli analisti (ma con un +8,8% messo a segno dalla sede italiana) –, Arthur Sadoun, CEO di Publicis, ha spiegato al quotidiano economico francese Les Echos come sta andando il progetto di trasformazione del gruppo, ammettendo di temere più la concorrenza di Accenture che quella dei GAFA con cui, ha detto, “è possibile creare delle partnership più ampie” di quelle ipotizzabili con i big della consulenza.
Prima che ciò accada, Sadoun sta cercando di trasformare Publicis da gruppo di comunicazione a “partner globale nella trasformazione dei nostri clienti”, un ibrido di creatività e tecnologia che possa far mantenere il vantaggio competitivo sui concorrenti. “Ci siamo dati un anno per trasformare il nostro modo di lavorare con i nostri migliori 35 clienti”, ha detto Sadoun a Les Echos aggiungendo che il risultato finale dovrà essere “un’alchimia tra creatività, tecnologia, media e consulenza”, trasformando Publicis da holding a piattaforma, e di essere convinto che questo sia il modello giusto.
Una sorta di open source – sperimentata nell’alleanza con Capgemini che ha permesso di conquistare il budget McDonald’s in USA – dove le competenze convergono per dare ai clienti ciò di cui hanno bisogno.
“Le società di consulenza entrano in questo mercato acquisendo agenzie, noi ci siamo mossi in senso opposto con Sapient e cominciamo a vedere i primi risultati di questa strategia”, ha aggiunto Sadoun spiegando che non vede comunque “una minaccia” in questa tendenza generale, convinto che sia più facile integrare la componente tecnologica nel mondo creativo che fare il contrario.