Tom Eslinger, Saatchi & Saatchi Worldwide Digital Creative Director, sarà tra i giudici della prima edizione dei Creative Data Lions all’imminente festival della creatività Cannes Lions. Non esistono schemi nell’utilizzo dei dati nell’ambito della creatività, ma come non farsi coinvolgere da chi cerca di conoscerci e ci serve quel che più ci piace in modo interessante e accattivante?
I big data sono utili per comprendere meglio le persone e creare idee. Tuttavia potrebbero in qualche modo limitare e uniformare la creatività? L’infinita varietà dei dati è un’illusione?
«I creativi hanno sempre avuto dati a disposizione, ma ora sono così pervasivi che possiamo sapere quasi tutto di ognuno, cosa piace, cosa odia e persino parlargli stuzzicando le sue ambizioni. Credo che più conosciamo coloro a cui ci rivolgiamo, più le conversazioni saranno interessanti. E’ sempre più allettante quando qualcuno fa un passo in più per sapere cosa ci piace e ce lo serve in un modo interessante, intrigante e delizioso».
Quale dovrebbe essere il giusto approccio di un creativo nei confronti dei dati?
«Non penso ci sia un approccio corretto a nulla che abbia a che fare con le idee. So solo che nessuno nel nostro settore – non solo creativi – possa ignorare il fatto che siamo circondati da informazioni di incredibile valore che ci possono aiutare a far meglio il nostro lavoro, vincere più premi e nuovi incarichi».
Cosa rappresentano i big data per la creatività: un dittatore, uno psichiatra, un compagno di giochi o un partner?
«Compagni di giochi e partner. Come in tutti i momenti della nostra vita, non ne avremo mai abbastanza compagni di giochi e ma abbastanza partner!»