Il ruolo dell’intelligenza artificiale (AI) e del machine learning sono molto cresciuti nel digital marketing, grazie anche ad un forte sviluppo di strumenti e tool di AI generativa sempre più raffinati. Ecco gli otto punti chiave dell’approccio di Rebold
Intelligenza artificiale protagonista del dibattito globale è fenomeno principale del 2023. Si parla molto di ChatGPT, chatbot di OpenAi, in cui ha investito anche Microsoft. Ed ora sempre di più anche del rivale ‘Bard’, appena lanciato da Google. E di un terzo player che entrerà nel mercato grazie all’investimento di Elon Musk. Alcuni tool si prestano per surrogare la creatività umana elaborando progetti e prodotti e già oggi lo fanno con un sorprendente grado di autonomia. Il tutto in un contesto in cui, trasversali ai settori di applicazione dell’AI, entrano in gioco preoccupazioni di natura etica, sociale, economica e culturale.
Giulia Salogni, digital strategist di Rebold Italia, full service agency parte di ISPD, ha un approccio positivo al tema: «Siamo convinti che il perseguimento di una collaborazione integrata tra professionisti e intelligenze artificiali sia cruciale per non restare indietro in un mercato che, oggi più che mai, corre. E che la consulenza del martech per le aziende sarà più che mai rafforzata da questi tool. Non dimenticando però che alla base, restano fondamentali le persone, le nostre predisposizioni, i nostri talenti».
Le implicazioni per il digital marketing, ma anche per l’editoria e per molte delle professioni creative sono inequivocabilmente rilevanti. Rebold – che ha prodotto un report puntuale ma molto più allargato sul tema – ha sintetizzato otto fattori chiave relativi all’AI di cui le aziende e i marketer devono tenere conto; di questi, vengono presentati quattro aspetti decisamente positivi e quattro elementi critici da tenere monitorati.
Otto cose da sapere
«In primo luogo, l’AI – dichiara Salogni – ci aiuta ad analizzare i dati dei consumatori in tempo reale, per fornire ai nostri clienti preziosi insight sui comportamenti e le preferenze di ogni singolo individuo. Il risultato è quello di essere in grado di creare campagne data-driven iper-personalizzate». Inoltre, secondo punto forte, l’AI “può fornirci una visione immediata delle prestazioni delle campagne, consentendoci di prendere decisioni basate sui risultati rapidamente”.
Il terzo aspetto è quello dell’efficienza. “L’AI può aiutarci a ottimizzare tempistiche e risorse, automatizzando i processi più semplici e ripetitive e lasciando invece maggiore tempo e spazio ad attività più strategiche e creative”.
Quarto elemento, l’innovazione, intesa in senso ampio: “Grazie all’AI, siamo in grado di adattare dinamicamente prodotti, servizi, prezzi e offerte in base al contesto e in tempo reale”.
Tra i quattro punti critici, invece, Salogni punta in primo luogo il dito su un possibile deficit (fisiologico) di sensibilità da parte della macchina. “Mancano inevitabilmente l’intuizione e la visione che i professionisti del marketing possiedono e dalla quale non si può (né si deve) prescindere”.
Va poi attentamente valutato il rischio di violare la privacy dei consumatori ed eliminato ogni ‘bias’. “Dobbiamo essere consapevoli dei suoi limiti e guardare all’Intelligenza Artificiale come uno strumento che non può (ancora) darci la garanzia di non presentare errori all’interno delle sue risposte”. Infine, sebbene l’AI possa fornire risparmi ingenti in termini di costi, “l’investimento iniziale nella tecnologia, specie per le piccole e medie imprese, non è da sottovalutare” sintetizza Salogni. E conclude: “L’AI continuerà a rivoluzionare il digital marketing. Ma crediamo che il potenziale umano sia ancora il reale valore aggiunto in grado di fare la differenza”.