Un gruppo di ricercatori europei ha messo a nudo le falle dei sistemi anti-bot di 5 piattaforme video
La lotta al traffico non umano e fraudolento è in cima all’agenda di tutti gli operatori della pubblicità digitale, tuttavia la soddisfazione da parte degli inserzionisti è sempre più scarsa. Ad aumentare ulteriormente il mal di stomaco dei marketer ecco una nuova ricerca di cui ha dato notizia ieri il Financial Times.
Un gruppo di ricercatori provenienti da quattro tra università e istituti di ricerca, Politecnico di Torino, Università Carlo III di Madrid, Imdea e Nec Labs Europe, ha infatti pubblicato lo studio ‘Understanding the detection of fake view fraud in video content portals’ mettendo alla prova l’efficacia dei sistemi di blocco del traffico non umano di cinque piattaforme video: YouTube, Vimeo, Dailymotion, Myvideo.de e TV UOL.
I ricercatori hanno creato dei bot e hanno misurato il loro impatto sulla visualizzazione dei video e sulle views pubblicitarie loro fatturate, come fossero veri clienti.
Sul fronte visualizzazioni pubbliche, quale più quale meno, tutti i siti hanno dato una nutrita serie di falsi positivi, ma quel che più inquieta è che YouTube, che ha dimostrato di avere filtri migliori nel caso delle visualizzazioni pubbliche, non è invece così severo quando si tratta di contabilizzare le views tramite AdWords, includendo spesso anche quelle pirata.
Da Google hanno risposto di non essere a conoscenza della ricerca prima dell’uscita sul FT e di voler collaborare con i ricercatori per migliorare i propri sistemi.