La rinuncia non è di poco conto: un buon 40% dei ricavi del Guardian Media Group viene dalla pubblicità
Guardian Media Group ha annunciato che non accetterà più sulle sue pagine e sui canali digitali la pubblicità di aziende che estraggono e vendono carburanti ed energia da combustibili fossili. La media company britannica è stata preceduta da omologhi più piccoli, come il giornale svedese Dagens ETC, ma è il primo editore di grandi dimensioni a fare questo passo.
L’annuncio di mercoledì scorso segue la decisione dell’azienda di ridurre la propria impronta ecologica e di aumentare le notizie sull’emergenza climatica: è passata dunque all’atto pratico, rinunciando alla pubblicità di qualunque azienda coinvolta primariamente nell’estrazione di combustibili fossili. Per intenderci, saranno banditi i brand di carburanti ma non le auto e i viaggi. Anche se alcuni lettori avrebbero voluto eliminare anche queste perché a loro modo inquinanti, la cosa non sarebbe però stata sostenibile per l’editore.
La chief executive ad interim Anna Bateson e il chief revenue officer Hamish Nicklin hanno dichiarato che “la decisione è basata sull’impegno decennale da parte di alcuni di prevenire azioni significative a tutela del clima da parte dei governi di tutto il mondo”.
La rinuncia non è di poco conto: un buon 40% dei ricavi del Guardian Media Group viene dalla pubblicità e la decisione avrà il suo impatto. «Il modello di finanziamento del Guardian, come quello dei principali editori di qualità, rimarrà precario per i prossimi anni. E’ vero che rifiutare alcune pubblicità potrebbe renderci la vita già dura nel breve termine. Tuttavia pensiamo che la costruzione di un’organizzazione coerente con la propria ragion d’essere e rimanere finanziariamente sostenibili debbano andare di pari passo».
La speranza di Bateson e Nicklin è anche di stimolare, attraverso questa scelta in nome della coerenza, la crescita delle membership nonché di attrarre altri inserzionisti più in linea con il purpose della società editoriale. “Crediamo che molti brand saranno d’accordo con la nostra presa di posizione e potrebbero scegliere di lavorare di più con noi. Il futuro della pubblicità sta nella costruzione della fiducia dei consumatori e nel dimostrare un reale impegno verso valori e finalità».