Il gruppo editoriale ha presentato i dati dei primi tre mesi 2020, pesantemente condizionati dall’emergenza coronavirus. I ricavi in calo del 10,8%
Il gruppo Gedi ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un rosso di 52,9 milioni, a causa di svalutazioni di avviamenti di testate per 42,9 milioni, effettuate a seguito delle verifiche di impairment test. Al netto delle svalutazioni, il risultato netto rettificato sarebbe stato negativo per 9,9 milioni rispetto all’utile di 2,8 milioni dello stesso periodo dell’esercizio precedente.
L’andamento dei primi mesi del 2020 è stato notevolmente impattato dalla diffusione del virus Covid-19, spiega il gruppo editoriale.
I ricavi consolidati, pari a 129,8 milioni di euro, hanno registrato una flessione del 10,8% rispetto al primo trimestre del 2019.
I ricavi pubblicitari hanno subito un calo del 16,7% rispetto ai primi tre mesi del 2019, soprattutto per le misure di lockdown avviate nel corso del mese di marzo che hanno determinato una riduzione della raccolta del 37,4%. Nel bimestre gennaio-febbraio la raccolta sui mezzi del gruppo era infatti risultata in linea con lo stesso periodo del 2019 (-0,3%).
Con riferimento ai diversi mezzi, nel trimestre la pubblicità su stampa è risultata in calo del 21,6% e quella sulle radio del 10,3%; più contenuta è stata la flessione della raccolta su internet (-6,2%).
PREVISIONI 2020
“In un contesto di visibilità estremamente ridotta – si legge nella nota del gruppo – alcuni dei principali operatori del settore prevedono che nel 2020 il mercato della raccolta pubblicitaria possa subire un calo tra il 15% e il 19%, in funzione di diversi scenari sugli effetti del Covid-19. Un calo così significativo si era verificato in precedenza solo durante la crisi del 2012 quando il mercato aveva fatto registrare un -14,3%. Allo stato attuale tutti gli elementi che concorrono alla formulazione di previsioni per l’esercizio restano totalmente incerti: l’evoluzione della pandemia, le risoluzioni delle autorità in materia di ripresa delle attività produttive oggi in lockdown e di aiuti economici alle imprese ed infine, in seguito all’eventuale ripresa dell’attività, la reazione degli investitori pubblicitari in un contesto di grave recessione quale quello che potrebbe delinearsi. Le circostanze evocate rendono allo stato altamente incerta qualunque previsione che la società formulasse”.