Sgravi fiscali per la lettura e per gli investimenti pubblicitari sulla stampa: sono le proposte presentate dalle Associazioni della Filiera della Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione (Acimga, Aie, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg) nel corso dell’Incontro pubblico “Più lettura, più comunicazione“ svoltosi oggi a Roma.
La necessità di dare un nuovo impulso al consumo dei prodotti culturali da parte delle famiglie è alla base della prima delle due misure condivise dalle sette organizzazioni, illustrata dal Direttore dell’AIE, Alfieri Lorenzon: una detrazione dalle imposte sul reddito delle persone fisiche per gli acquisti di libri, quotidiani e periodici in formato cartaceo o digitale, pari al 19% dell’importo speso nel corso dell’anno. “I timidi segnali di miglioramento del mercato libraio e degli indici di lettura da ultimo registrati – ha detto Lorenzon – devono essere sostenuti con una misura strutturale: la detrazione delle spese di acquisto di libri, come di quotidiani e periodici, è utile per una promozione stabile della lettura e per sostenere lo stesso diritto allo studio e alla conoscenza dal cui esercizio si sviluppa il sapere e il futuro sociale ed economico del nostro Paese”.
Il Direttore Generale della FIEG, Fabrizio Carotti, ha presentato una misura volta ad ottenere un duplice effetto: rilanciare gli investimenti pubblicitari, con la loro funzione prociclica di spinta ai consumi e, nello stesso tempo, garantire risorse a quotidiani e periodici, veicolo di cultura e libertà. La proposta premia le imprese che effettuano investimenti pubblicitari maggiori rispetto a quelli degli anni precedenti. “La detassazione degli investimenti pubblicitari incrementali su quotidiani e periodici – ha affermato Carotti – è contenuta come criterio di delega del DDL sull’editoria che inizia in questi giorni il suo percorso parlamentare al Senato, dopo l’approvazione da parte della Camera. Sarebbe auspicabile trasformare il criterio di delega in puntuale disposizione di legge per rendere immediatamente operativa la misura e cogliere e potenziare l’avvio della ripresa economica”.
L’illustrazione delle proposte è stata preceduta da quella dei dati complessivi del settore da parte dei Direttori di Assocarta, Massimo Medugno, e Assografici, Claudio Covini, che ne hanno ribadito l’importanza strategica all’interno della economia italiana e il notevole impatto dal punto di vista anche occupazionale. “Anche nel 2015, dei circa 31 miliardi di fatturato complessivo, circa 9,5 sono stati realizzati con l’export con un saldo attivo di poco meno di 4. Il mercato interno rimane il vero tallone d’Achille. Infatti, nel 2015 è andata appena meglio del 2014 che insieme al 2008 (“annus horribilis”) rappresentano i minimi storici”. Commenta così Claudio Covini. E aggiunge Massimo Medugno: “Una Filiera unica e irripetibile che innerva tutta l’Italia e che dà voce e veste anche al Made in Italy: oggi già ricicla il 55% di quanto immette sul mercato e rappresenta il 5% dell’occupazione manifatturiera, circa 200.000 addetti, che arrivano a 680.000 con l’indotto”.
La proposta di detassazione degli investimenti pubblicitari
Si propone di escludere dall’imposizione del reddito di impresa e di lavoro autonomo una percentuale degli investimenti in campagne pubblicitarie effettuate nell’anno 2016 e nei tre anni successivi su quotidiani e periodici, anche online. La percentuale di detassazione è superiore sulla parte di investimenti in eccedenza rispetto agli investimenti realizzati nel corso dell’anno precedente.
Per avere accesso all’incentivo è necessario realizzare nel corso dell’anno investimenti pubblicitari su quotidiani e periodici almeno pari a quelli dell’anno precedente.
Dati di mercato:
Le determinanti delle dinamiche produttive dei settori della carta e prodotti in carta e della stampa nascono dalla compressa propensione alla spesa delle famiglie (quasi -7% tra il 2007 e il 2015) che ha condotto ad una riduzione di acquisti di prodotti culturali (libri, giornali) stimabile intorno al 35% tra il 2007 e il 2015. Così la quota di popolazione italiana che legge libri è scesa dal 46,8% del 2010 al 42% del 2015, mentre i lettori abituali di quotidiani rappresentano oggi il 35,3% della popolazione complessiva (40,6% nel 2013), per periodici tale quota raggiungeva il 58,4% nel 2013, oggi è appena del 47,2% (fonte Audipress). Male anche la pubblicità su stampa, che dopo le riduzioni a due cifre del biennio 2012-2013 e dopo il -8,6% del 2014 è sceso di un ulteriore 5,7% nel 2015. Tra il 2007 e il 2015, gli investimenti in comunicazione pubblicitaria su quotidiani e periodici sono calati del 61,5% (da 2,8 a 1,1 miliardi di euro), con la conseguenza di quasi dimezzare la loro incidenza sul totale, passata dal 31,0 al 17,6%.
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