Nota: aggiornato il 20 novembre 2023 alle 19,30, con il nome di nuovi inserzionisti *.
Secondo una nota interna, circolata presso agenzie di stampa e testate internazionali, il dipartimento comunicazione della Commissione Europea ha deciso di sospendere la pubblicità su X (ex Twitter) in virtù delle preoccupazioni relative alla diffusone di disinformazione, in particolare in relazione alla guerra tra Israele e Hamas, per evitare un rischio reputazionale.
Resteranno invece attive i numerosi profili gestiti dai diversi servizi della Commissione per comunicare con utenti e cittadini. Un mese fa la
Commissione aveva inviato a X una richiesta formale di informazioni sulla gestione dei contenuti illegali e della disinformazione collegati all’attacco di Hamas del 7 ottobre.
Anche IBM ha interrotto la pubblicità su X, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters. La decisione è stata presa a seguito di un report dell’organizzazione non profit Media Matters secondo cui la pubblicità corporate di IBM – oltre che di Apple, Oracle e Comcast – è finita accanto a contenuti antisemiti. “IBM ha tolleranza zero per i discorsi d’odio e la discriminazione e ha immediatamente sospeso tutte le pubblicità su X mentre indaga su questa situazione assolutamente inaccettabile”, ha dichiarato l’azienda al Financial Times.
Infine, anche Apple ha annunciato di aver messo in pausa l’advertising su X, di cui è un importante investitore pubblicitario. Fino a un due settimane fa, Tim Cook, CEO di Apple, aveva dichiarato di non avere alcun piano di sospendere la pubblicità sul social.
* Nel corso del week-end la lista di advertiser e istituzioni che hanno deciso di mettere in pausa la propria pubblicità su X si è ulteriormente allungata. Ad Apple, Commissione Europea e IBM si sono aggiunti il governo britannico, Disney, Warner Bros. Discovery, CNN, Comcast, Paramount e Oracle.
La CEO di X, Linda Yaccarino, ha ammesso il problema citando “un articolo fuorviante e manipolatorio” all’origine della messa in pausa della pubblicità ed Elon Musk, proprietario di X ha minacciato un’azione legale contro il watchdog Media Matters.