Per l’Autorità nel settore tv un’elevata concentrazione a favore dei principali operatori, Wpp e Mediaset
L’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) dice che nel settore dell’intermediazione pubblicitaria e della raccolta per il settore televisivo in Italia ci sono situazioni anomale, rispetto ad altri Paesi, e di elevata concentrazione a favore dei principali operatori: rispettivamente Wpp e Mediaset . Lo si legge nell’ Indagine conoscitiva sul settore della raccolta pubblicitaria pubblicato sul sito dell’ organismo di vigilanza.
In particolare, Italia, Regno Unito e Germania presentano strutture di mercato simili nell’ intermediazione pubblicitaria, caratterizzate dalla presenza di un leader di mercato: “Tuttavia solo nel nostro Paese la quota del primo operatore é superiore al 40%, mentre negli altri due mercati il leader (sempre Wpp) si attesta al di sotto del 40%”.
A proposito del mercato della raccolta pubblicitaria televisiva l’indagine rivela che se si opera un confronto con i dati dell’ indagine del 2003 “emerge chiaramente come nonostante una leggera riduzione del tasso di concentrazione, questo rimanga stabilmente assai elevato e superiore a quello degli altri mercati internazionali. Si conferma infatti la presenza di un’impresa in posizione dominante, il gruppo Fininvest-Mediaset, accanto ad un secondo operatore, la Rai che, in ragione della propria missione di servizio pubblico, soggiace a vincoli legislativi piu’ restrittivi in materia di affollamento pubblicitario, che ne condizionano inevitabilmente la capacita’ competitiva. Infatti, nonostante una sostanziale equivalenza in termini di quota di mercato calcolata sulle audience fra Rai e Mediaset (ed anzi nel 2010 a fronte del 41% di Rai, Mediaset deteneva il 37%, per un audience complessiva di quasi l’ 80%) e’ possibile osservare una sproporzione sempre maggiore dei ricavi da raccolta pubblicitaria fra i due operatori, con Fininvest/Mediaset che realizza circa il 62% della quota complessiva (57% se si considerano anche le locali) e Rai solo il 24 per cento.
In pratica, nonostante il processo di liberalizzazione in atto, la concentrazione é scesa soltanto di 500 punti in più di 5 anni, rimanendo largamente al di sopra della soglia di 2.500 punti oltre la quale un mercato viene considerato strutturalmente concentrato”. L’Autorità calcola che l’indice di concentrazione in Italia nel 2011 era pari a 4.503.