La società di data analytics Dunnhumby ha tracciato, nel contesto della sua panoramica sugli effetti durevoli del Coronavirus, otto tendenze che ridefiniranno il retail
Razionare le uscite, scegliere prodotti più salutari e insieme far quadrare i conti sono abitudini che i cittadini non si lasceranno alle spalle, insieme a una minor diffidenza verso la spesa online. Lo racconta Dunnhumby, la società specializzata nella raccolta e nell’analisi dei dati di consumatori e punti vendita, che ha identificato otto tendenze capaci di ridefinire il futuro della distribuzione.
La frugalità come stile di vita, un po’ per la stretta sull’economia globale ma anche per diminuire le uscite. Da qui la supposizione che si farà più ricorso alla dispensa e si ridurranno gli sprechi. Non solo, la convenienza diventerà un fattore sempre più vitale nella scelta di punti vendita e prodotti con conseguenti opportunità per le marche del distributore e i brand low cost, appetibili ai consumatori più attenti al prezzo; diminuirà la spesa per i prodotti non alimentari e si ridurranno gli acquisti non essenziali; i discount in grado di essere un punto di riferimento unico per la spesa potrebbero crescere molto.
La spesa di prossimità è destinata a restare, anche dopo la fine del lockdown. Se nella prima fase della pandemia gli ipermercati sono stati utili per fare grandi spese in un unico luogo, ora stanno registrando un calo. Negozi di vicinato e piccoli supermercati si rivelano ora più comodi per i consumatori che preferiscono (o sono ancora obbligati) a fare acquisti il più vicino possibile a casa. I retailer dovranno contare di meno sul cross shopping, ormai accantonato, e dovranno sforzarsi per conservare i nuovi clienti e riconquistare quelli persi.
Chef a casa propria. Ristoranti, bar e locali inizieranno lentamente a riaprire, ma è probabile che molti consumatori, in particolare gli individui ad alto rischio, continueranno a mangiare al sicuro nella propria casa, anziché esporsi a potenziali rischi. I retailer dovrebbero dunque rispondere ad una maggiore domanda di prodotti freschi e surgelati rispetto a quella per le linee di prodotti pronti. Dovrebbero anche educare i clienti ed ispirarli a provare nuove ricette attraverso piattaforme online.
Salute, benessere e consumo etico sono i nuovi benchmark. Sono cresciuti gli acquisti in prodotti per l’igiene personale e per la casa nonché l’attenzione verso abitudini alimentari più sane, per rafforzare quanto più possibile le naturali difese immunitarie. L’attenzione e il dibattito si estendono anche alla sicurezza dei lavoratori della distribuzione e a un ripensamento del consumo globale di carne.
La spesa digitale ha raggiunto il punto critico. La domanda servizi di consegna a domicilio e click & collect non si è esaurita. Attualmente, le vendite online registrano valori da due a quattro volte superiori rispetto ai livelli pre-pandemia e sono limitate più dalla capacità dei retailer che dalla domanda. I retailer dunque dovrebbero continuare a estendere la propria capacità, attraverso servizi come l’offerta di click & collect nei punti vendita più piccoli e la collaborazione con partner di consegna, e cercare di fidelizzare i nuovi clienti rendendo la loro prima spesa semplice, affidabile e caratterizzata da un buon rapporto qualità prezzo.
Le innovazioni digitali di cui c’è bisogno non si limitano alla spesa online, ma includono tutte quelle che rendono gli acquisti più semplici, rapidi, sicuri e senza contatti. Tra queste le app per pianificare la spesa ed evitare code, alternative ‘contactless’ per buoni spesa, ricette, liste e pagamenti, casse automatiche e self-service.
I retailer si sono guadagnati un nuovo ruolo sociale nel periodo in cui sono stati in prima linea nell’emergenza per offrire beni essenziali. Dunnhumby dice che la benevolenza del pubblico non dev’essere sprecata: i consumatori hanno iniziato a considerare i supermercati, i negozi e i loro dipendenti come pilastri della comunità locale, servizi essenziali con lavoratori chiave che li aiutano a destreggiarsi in un periodo di sconvolgimenti senza precedenti. Questo capitale sociale si dimostrerà di grande valore, ma solo per quei retailer che dimostreranno la volontà di operare per il bene pubblico. Ad esempio aumentando o mantenendo le attività che vanno a vantaggio delle comunità locali, ad esempio il banco alimentare e le iniziative di beneficenza, o il sostegno ai produttori di alimenti locali e nazionali e rendendo più corta la filiera.
Sono previste operazioni di consolidamento che ridefiniranno il mercato. Con le difficoltà dell’economia, la concorrenza diventerà sempre più forte. E’ dunque possibile che ci si avvii verso una fase di consolidamento, in cui le grandi catene aumenteranno la loro portata, formando alleanze globali e acquisendo gruppi, e i competitor più piccoli e deboli scompariranno.