Social network, pubbliche relazioni e advertising online sono le priorità d’investimento secondo una ricerca realizza da SEC Newgate insieme a Cernuto Pizzigoni&Partners
Nel 2021 quasi un’azienda B2B su due (47%) ha aumentato i propri investimenti in comunicazione e il 25% li ha mantenuti costanti nonostante il difficile periodo pandemico, e 8 intervistati su 10 prevedono anche un cambio di prospettiva e di strumenti puntando di più su comunicazione interna e public affairs.
E’ quanto emerge dalla ricerca “Comunicazione e aziende B2B: istanze, visioni opportunità” realizzata da SEC Newgate e da Cernuto Pizzigoni & Partners su 100 aziende B2B che operano nell’industria (52%) e nei servizi (48%), distribuite in 8 regioni e 23 province. Il 55% del campione ha oltre 250 dipendenti e il 46% un fatturato superiore a 150 milioni di euro. Sono stati intervistati responsabili del marketing e/o della comunicazione ma anche amministratori delegati e direttori generali. L’82% si rivolge ad agenzie esterne e freelance per svolgere le sue attività comunicazione.
La presenza a fiere ed eventi costituisce ancora il principale canale per farsi conoscere (35%), seguita dal networking diretto (19%), dal sito web (18%), dai social network (17%) e dalle media relations (11%), confermando la centralità della relazione personale, che resta la prima e più importante modalità di contatto (66% delle risposte).
Tra le priorità individuate dalle aziende b2b nella comunicazione troviamo sul podio, in ordine, i social network, le pubbliche relazioni e l’ADV on line (il 60% degli intervistati ha dato un voto tra 7 e 10). Al quarto posto ci sono anche le azioni di “lobbying e public affairs” anche se solo il 33% vi ricorre in maniera strutturata e professionale. Meno attenzione viene riservata all’advertising (6.5) e alle sponsorizzazioni (5.4).
Tutte le aziende intervistate hanno un sito web, il 96% un profilo Linkedin, il 70% un profilo Facebook e un canale Youtube che è prevalentemente un “deposito” di video aziendali, nonché utilizza lo strumento della newsletter. Meno diffusi il canale Instagram (59%), il blog aziendale (42%) o il profilo Twitter (41%).
«Il nostro Paese deve una parte significativa del suo PIL e del suo export ad aziende, studi e consulenti “B2B”, dentro filiere sempre più complesse che arrivano poi fino a incrociare il B2C – commenta Paola Ambrosino, amministratore delegato di Sec Newgate Italia – La loro comunicazione non conosce la stessa visibilità diffusa, ma non per questo è meno rilevante, anzi, in questi ultimi anni mostra una vivacità sorprendente che ha contribuito non poco alla crescita del mercato della comunicazione anche in questi anni di pandemia».
«La ricerca – aggiunge Barbara Arioli, founding partner di Cernuto Pizzigoni & Partners – conferma un trend di cui avevamo già i segnali, accelerati dal periodo pandemico, ovvero un approccio più ampio alla comunicazione, orientato non solo alla dimensione commerciale, ma anche relazionale e reputazionale. Da qui l’importanza all’ascolto, a ogni livello e l’attenzione verso tutti i portatori d’interesse dell’azienda che torna a valorizzare la relazione umana su quella digitale».