Al di là del picco legato all’evento, negli ultimi due anni sono cambiate le abitudini di consumo
Venerdì scorso 15 marzo il fenomeno Global Climate Strike è entrato nel vivo anche in Italia con le grandi manifestazioni di piazza. Tuttavia l’analisi della Pratice Content di Publicis Media Italy mostra che la coscienza ambientale non si è risvegliata tra i cittadini italiani solo l’altro ieri, ma ribolliva sui social almeno da un paio d’anni.
La protesta della quindicenne attivista svedese Greta Thunberg ha avuto una grande risonanza mediatica facendo diventare la protesta virale e arrivando a produrre negli ultimi due anni oltre 1.5 milioni di contenuti.
Il successo della giovane è dimostrato anche dai numeri che è riuscita a conquistare sui suoi profili social fino ad oggi: da giugno 2018 ha oltre 342.000 follower su Twitter e 835mila su Instagram, mentre l’account Facebook creato nel dicembre 2018 è seguito da più di 436mila persone.
In Italia molti studenti e attivisti hanno accolto il messaggio di Greta e sono scesi in piazza nelle grandi città e capoluoghi manifestando con marce e flash mob in contemporanea in tutto il mondo.
Lo sciopero mondiale di venerdì scorso ha generato oltre 784 milioni di contenuti a livello internazionale in un solo giorno, più di 34mila sono stati prodotti in Italia, e i principali argomenti menzionati online, a livello globale e nazionale, si riferivano al movimento Friday’s for future, all’attivista Greta Thunberg e al climate action. Il 15 marzo il sentiment italiano rispecchiava quello mondiale riflettendo la preoccupazione verso la salute dell’ambiente e le conseguenze dei cambiamenti climatici.
L’analisi ha mostrato inoltre un dato interessante: a livello globale le conversazioni green di venerdì hanno rappresentato il secondo picco dopo quelle relative alla decisione di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi siglato nel 2015.
La Practice Content di Publicis Media Italy ha rilevato come, negli ultimi due anni, in Italia otto su dieci dei primi retweets siano tutti relativi alle manifestazioni del venerdì e al movimento #FridayForFuture. Nello stesso periodo l’Italia è stato il settimo Paese, il terzo Europeo dopo UK e Germania, per interesse virtuale con oltre 690mila contenuti dedicati al tema.
L’analisi rileva che la problematica, superando le classificazioni sociodemografiche, interessa in modo trasversale tutti i cittadini. Rispetto al 2017 cresce infatti di un +8% la percentuale di italiani che dichiarano di desiderare tra le proprie priorità un minor livello di inquinamento e un ambiente più pulito dove vivere.
L’analisi mostra anche un aumento dei consumatori che hanno modificato la propria ideologia di consumo: 26.7 milioni (+ 14,6% rispetto al 2017) pensano che le aziende debbano assicurarsi che i loro processi produttivi e i loro prodotti non danneggino l’ambiente. L’atteggiamento green del popolo italiano si riflette anche sulle abitudini e scelte di acquisto dei consumatori con 22.2 milioni di persone che dichiarando di essere disposte a pagare di più per l’acquisto di prodotti green (+6% vs 2017).