Per 6 italiani su 10 la privacy online rappresenta una fonte di preoccupazione e quasi 7 su 10 dicono che tale preoccupazione è aumentata rispetto al passato, ma la consapevolezza non si traduce in azione
Lo rileva a ricerca di PHD Italia che fotografa gli italiani e il loro atteggiamento nei confronti dei dati personali, la loro protezione e il loro valore. L’agenzia media e di comunicazione di Omnicom Media Group ha intitolato la ricerca ‘L’insostenibile leggerezza del dato’ per evidenziare le contraddizioni emerse dall’indagine, svolta in 2 fasi, prima e dopo l’affaire Cambridge Analytica. Per 6 italiani su 10 la privacy online rappresenta una fonte di preoccupazione e quasi 7 su 10 dicono che tale preoccupazione è aumentata rispetto al passato, ma la consapevolezza dell’argomento non si traduce in comportamenti tali da minimizzare i rischi paventati, almeno per la maggior parte del campione.
Dei 4 profili individuati dalla ricerca, solo quello dei Protagonisti, che rappresenta il 19% degli italiani, è coinvolto in prima persona nella gestione dei propri dati, attento e informato sulle strategie e gli strumenti a tutela della privacy.
Gli altri invece sono più disinvolti: gli Antagonisti (27%) sono molto preoccupati ma incapaci di controllare la situazione; le Comparse (28%) considerano la questione meramente tecnologica e si lasciano trascinare dal progresso; gli Spettatori (26%) pensano che il tema della protezione dei dati non sia un loro problema e lo demandano ad altri, anche se vorrebbero un maggior controllo.
Secondo la ricerca, gli italiani sono consapevoli del valore dei dati e il 47% li usa come moneta di scambio per contenuti gratuiti sul web e il 65% è favorevole a consentire l’accesso ai dati personali per avere in cambio soluzioni che permettano di risparmiare: il 50% darebbe dati sulle proprie abitudini alimentari, il 48% sugli acquisti, altrettanti sul tempo libero, il 46% sui consumi culturali, ma solo il 17% rivelerebbe abitudini finanziarie e il 10% quelle sessuali.
In compenso, il 62% parte vorrebbe ricevere denaro, tra i 50 e 100 euro a seconda della sensibilità dei dati.
Per Alessandro Lacovara, Managing Director di PHD Italia, dalla gestione dei dati personali dipenderà il successo o il fallimento delle aziende del futuro”, per questo i brand dovranno concentrarsi su “come ottenere la fiducia dei consumatori in merito alla gestione dei dati personali”.