L’approccio alternativo all’innovazione che integra capacità analitiche con attitudini creative si diffonde nelle aziende italiane, spinto dalla trasformazione digitale.
Lo rileva l’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano che ha ascoltato oltre 360 dirigenti responsabili di differenti unità di business: l’approccio è utilizzato dal 1/3 del campione, energia, manifattura, finanza e assicurazione sono i settori più attivi e i progetti più finanziati riguardano la risoluzione di problemi complessi, le iniziative per realizzare e testare più rapidamente prodotti e servizi, i progetti per coinvolgere i dipendenti nei processi creativi e le attività per ridefinire la visione strategica aziendale.
Da segnalare che l’interesse per il design thinking è forte anche nei settori del retail, food & beverage, healthcare e automotive, seppure con tassi inferiori.
Particolarmente importante, secondo l’analisi dell’Osservatorio, l’accoppiata design thinking-trasformazione digitale, che “non è soltanto un fenomeno tecnologico, ma coinvolge l’intera organizzazione aziendale, potenziando significativamente le diverse fasi dei processi di innovazione”, spiega Stefano Magistretti, Research Platform Development dell’Osservatorio, e non deve essere confinata nei dipartimenti R&D, ma trasversale a tutte le unità e i processi aziendali.
Alla presentazione dei risultati dell’Osservatorio ha partecipato, tra gli altri, Carlo Ratti, Director of MIT Senseable City Lab e Founding Partner Carlo Ratti Associati, con un focus su benefici e criticità che possono emergere da questo approccio.