Rimane invariata rispetto al 2021 la classifica realizzata da Dunnhumby riguardo alle preferenze dei consumatori italiani. Esselunga, Conad, Coop, Eurospin, Lidl sono sempre le prime 5 insegne retailer italiane che hanno saputo interpretare e soddisfare i bisogni dei clienti.
Secondo la società leader nella customer data science, sono però cambiate le priorità dei consumatori e il dato più evidente è che la Marca del Distributore diventa il primo fattore a orientare le scelte, seguita da prezzo percepito e varietà dei prodotti. Quello della MDD è un tema del tutto nuovo per l’edizione italiana del Retail Preference Index Italy, testimonianza di un’attenzione crescente a una spesa alimentare conveniente, ma senza perdere qualità.
L’edizione 2022 ha coinvolto 36 retailer italiani, con store fisici e online, e 4.500 consumatori intervistati, con l’obiettivo di fornire una risposta a una domanda fondamentale di ogni insegna del settore grocery: cosa fa preferire un’insegna piuttosto che un’altra?
Il comportamento di spesa è infatti fortemente condizionato da inflazione alimentare persistente, situazione politica contingente e gli effetti dell’invasione dell’Ucraina “shock esterni”, commenta Marco Metti, Business Development Manager Italia di Dunnhumby, che stanno “ridefinendo gradualmente il concetto di valore per i clienti e, di conseguenza, le loro aspettative”.
7 fattori chiave. Nell’edizione di quest’anno, il campione di consumatori ha individuato 7 fattori della preferenza che orientano le decisioni d’acquisto. Le prime due posizioni nella valutazione delle prestazioni dei retailer sono occupate da MDD e prezzo percepito, indice delle preoccupazioni economiche dei consumatori. Quasi 9 su 10 hanno affermato di aver riscontrato un aumento di prezzo per i prodotti alimentari e per il 49% i prezzi sono molto più alti rispetto a 1 anno fa.
Connessione emotiva. Per la ricerca, i consumatori oggi instaurano connessioni più salde con i retailer in grado di comprendere al meglio e soddisfare le loro esigenze, tanto che la fiducia quest’anno passa in ultima posizione – su 5 item – mentre sale al primo posto la disponibilità a raccomandare ad altri il punto vendita o l’insegna.
Il peso del prezzo si fa sentire anche online: nonostante l’esperienza d’acquisto rimanga al primo posto tra i fattori che condizionano le preferenze, l’offerta online è in seconda posizione ed è altrettanto determinante. La personalizzazione, aspetto trascurabile fino allo scorso anno, nel 2022 si piazza in terza posizione, mentre la consegna rimane stabile e sale l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità.
Poca omnicanalità. Lo studio rileva che gli shopper omnicanale rappresentano uno dei gruppi di acquirenti più interessanti, ma la maggior parte delle insegne oggetto del sondaggio ha una base di clientela omnicanale inferiore al 10%. Ma quando i retailer riescono a convincere i clienti a fare acquisti in modo non univoco, questi destineranno una quota maggiore del proprio budget mensile a questo retailer.
Un confronto diretto della spesa presso i due principali retailer italiani indica che la quota di portafoglio per gli shopper omnicanale fidelizzati è superiore di circa 10 pp rispetto ai gruppi sono in-store e solo online. Inoltre, gli shopper omnicanale mostrano una connessione emotiva più forte con i retailer che hanno scelto.