Se il Natale della pubblicità arriva ogni anno un po’ prima una ragione c’é: è il tempismo cui nessuna marca si vuole sottrarre, soprattutto nei momenti più affollati dell’anno.
La società di market intelligence Warc ha fatto il punto sulla situazione del 2024, ricordando la partenza anticipatissima (addirittura il 20 settembre) per la campagna del retailer John Lewis, che si è mosso prima di tutti gli altri le cui campagne stanno uscendo in questi giorni, e anche il fatto che la tipologia stessa di queste campagne, che puntano sull’emotività invece della più ordinaria razionalità, ha bisogno di tempo per scavare la sua nicchia nella memoria delle persone.
C’è anche un argomento economico, visto che con il crescere della domanda aumentano anche i costi degli spazi media e alcune categorie merceologiche si giocano una buona fetta di fatturato in questo periodo.
Non a caso, negli ultimi tempi gira sempre più spesso la dizione ‘golden quarter’ riferito all’ultimo trimestre dell’anno, con picchi costanti della spesa pubblicitaria del Q4.
Per Warc, tuttavia, quella delle campagne di Natale non è una questione che si chiude il 24 dicembre e si dimentica lì, come le decorazioni dell’albero, perché sempre più le campagne natalizie sono progettate per dare una spinta alla brand equity ben oltre Natale, cavalcando un’idea che possa durare nel tempo.
Da qualche anno, inoltre, il Natale sente la forte concorrenza di Black Friday e Cyber Monday, occasioni d’acquisto anticipato ottime per prodotti non deperibili che possono essere venduti in largo anticipo.
Alla disamina del perché Natale arrivi sempre più in anticipo ha partecipato anche il Guardian con una serie di osservazioni che vanno dall’accettazione delle musiche natalizie già a partire da metà novembre, mentre in passato si trattava delle due settimane prima del 25 dicembre, alla diffusione dei Mercatini di Natale che hanno valicato le Alpi bavaresi e tirolesi e aprono con una settimana d’anticipo rispetto a un decennio fa.