Focus sulle campagne pubblicitarie online e sugli effetti del coronavirus sul loro andamento
L’emergenza Covid-19 sta avendo forti impatti sull’evoluzione dei media e sull’advertising online. Fabrizio Angelini, ceo di Sensemakers, nel corso del suo intervento al Convegno “Internet advertising: tra creatività e innovazione” dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano ha fatto il punto sul mercato.
Alcuni settori – ha rilevato Angelini – hanno quasi smesso di comunicare, come ad esempio il turismo, la moda e l’abbigliamento.
Mentre invece alcuni soggetti, ad esempio quelli appartenenti all’industry della finanza e assicurazioni, che hanno bisogno in questo momento di controbilanciare lo stato di preoccupazione che c’è nel paese e assicurare il supporto finanziario, hanno comunicato in maniera molto forte e in modo efficace, perché ci sono delle campagne di soggetti significativi sui finanziamenti e sulla vicinanza alla clientela in questo momento di difficoltà.
È importante sottolineare che, se sono diminuiti gli investitori, non si osserva un fenomeno simile sul numero delle impression, che sono rimaste costanti.
Nelle ultime settimane è stato poi registrato un aumento significativo dei volumi di impressions degli advertiser che lavorano sul mondo dell’intrattenimento (come Prime Video o Netflix), soggetti finanziari e soggetti in ambito e-commerce.
L’effetto combinato di una diminuzione della domanda con il brand che decide di non comunicare e un aumento dell’offerta dell’inventory disponibile legata alla crescita delle pagine viste del tempo speso comporta uno squilibrio sul mercato, con una naturale pressione sui prezzi che si stanno abbassando.
Il CPM sta scendendo e questa sarà una delle sfide più importanti dell’industry per il prossimo futuro; quando si ripartirà sarà necessario difendere il prezzo e sarà importante far emergere la qualità che sta dietro l’offerta digitale.
“Diverse property con la crescita delle audience e con l’aumento del traffico si stanno avvicinando ai 30 milioni di utenti unici mensili che fino a pochi mesi fa erano ad appannaggio esclusivo di Google e Facebook. Per cui questa dinamica andrà gestita con molta attenzione e sarà fondamentale non abbassare i prezzi differenziando al massimo sulla qualità dei contenuti e sulla capacità di profilazione su base dato” commenta Angelini.
Molti investitori continuano a essere preoccupati per l’associazione del proprio brand a contenuti potenzialmente ansiogeni come quelli del Covid-19, e hanno inserito la parola Covid-19 e i contenuti dell’emergenza Covid-19 in black list.
“Nei giorni di metà aprile i nostri sistemi hanno rilevato che circa il 20% delle impression sono state bloccate su contenuti altamente rischiosi, ma anche a basso rischio che trattano di contenuti di costume o come affrontare la pandemia stando a casa, quindi non necessariamente preoccupanti o ansiogeni” ha concluso Angelini.