Con il proliferare di AI e potenza di calcolo il fenomeno ‘fake’ è destinato a crescere. Uniche contromisure restano la costruzione di una cultura di massa che funzioni da autodifesa e correzioni algoritmi
Ospite dematerializzato, in collegamento dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove vive recluso da 7 anni, Julian Assange ha risposto alle domande di Marco Montemagno durante l’intervento di chiusura di IAB Forum 2017.
Alla sala plenaria gremita, con divieto di scattar foto anche al mega-schermo, il fondatore di WikiLeaks ha dichiarato il suo pessimismo riguardo alla possibilità di arginare le fake news e proteggere la privacy delle persone.
In materia di notizie false, Assange è convinto non siano stati fatti progressi rispetto alla ricetta di Thomas Jefferson, primo presidente USA, che suggeriva la creazione di un quotidiano con la prima pagina bianca a rappresentare la verità, e l’ultima piena di testi a simboleggiare le falsità.
Il fenomeno è vecchio, ha detto Assange, e le cose non stanno cambiando in meglio perché con il proliferare di AI e potenza di calcolo il fenomeno è destinato a crescere e a un certo punto non sapremo più dire cosa è vero e cosa è falso, “inclusa la realtà stessa”, ha detto Assange sottolineando di essere meno preoccupato dalle fake news e molto di più dalla possibilità dell’AI di produrre notizie di fatti inesistenti.
“La narrazione oggi dà molto risalto alla necessità di fermare le fake news, ma queste ci sono da sempre, la fabbricazione di falsi va avanti dall’antichità”, ha detto, ribadendo l’urgenza di fare pressioni su Facebook e Google perché controllino gli strumenti che facilitano la diffusione di notizie false.
Uniche contromisure restano la costruzione di una cultura di massa che funzioni da autodifesa e le correzioni agli algoritmi che regolano viralità e ranking.