Il presidente dell’associazione, Carlo Noseda, punta a riprendere il dialogo già avviato con le istituzioni
Dopo l’appello lanciato a luglio (vedi notizia), Iab Italia riporta nuovamente l’attenzione sulla web tax. La norma inserita nella Legge di Bilancio 2019, che prevedeva un’aliquota del 3% sui ricavi delle società con fatturato oltre 750 milioni di euro che forniscono servizi digitali, non è mai entrata in vigore.
“La posta in gioco è troppo alta perché internet possa rimanere un far west – ha dichiarato Carlo Noseda, presidente dell’associazione che raggruppa oltre 180 aziende tra i più importanti operatori della pubblicità online sia a livello nazionale che mondiale – . Il mercato del digitale vale oltre 65 miliardi di euro e impiega oltre 280mila professionisti a tempo pieno. Il web nel 2018 è stato il secondo mezzo in Italia per raccolta pubblicitaria, superando di gran lunga gli altri mezzi tradizionali. Ma è un mercato che necessita più che mai di essere normato, onde evitare che rimanga fagocitato dai colossi della rete, che detengono oltre il 75% del mercato, lasciando alle aziende che pagano regolarmente le tasse davvero poco ossigeno. Le sole Google e Facebook si stima che l’anno scorso abbiano raccolto in Italia oltre 2 miliardi di euro, con un organico che non supera le 250 risorse. Ricordiamo che se non viene implementata subito la digital tax, operativamente dal 2020, il nostro Paese subirà un danno di 750 milioni di euro di buco di bilancio”.
Nel suo intervento, Noseda si rende disponibile a riaprire un dialogo con il Governo: “Sappiamo che il nuovo esecutivo ha messo in agenda la web tax e noi, come associazione, ci rendiamo disponibili a riprendere il dialogo già avviato con le istituzioni, e in particolare con il viceministro Laura Castelli, per aprire un tavolo di lavoro su questo tema con il Governo, mettendo a disposizione le nostre competenze e la conoscenza del mercato che rappresentiamo. Da mesi sosteniamo che senza una nuova web tax le imprese italiane del digitale saranno destinate a sparire. Riteniamo che ristabilire un’equità fiscale sia un’azione imprescindibile che non può più essere posticipata”.