Secondo l’associazione, le nuove misure sul versamento delle ritenute negli appalti e subappalti rischiano di gravare pesantemente sulle agenzie di piccole dimensioni
Il lavoro nero e l’evasione vanno combattuti ma con misure esaustive e non a danno delle realtà imprenditoriali più giovani e di piccole dimensioni. È questa la posizione promossa da UNA – Aziende della Comunicazione Unite a sostegno delle sue associate che,secondo l’associazione, rischiano di essere messe a rischio dall’applicazione del nuovo Decreto Fiscale previsto dalla Legge di Bilancio 2020.
La nuova normativa che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2020 – si legge in una nota – prevede infatti che in tutti i casi in cui un committente affidi ad una impresa l’esecuzione di un’opera o di un servizio, debba prevedere direttamente al pagamento delle ritenute fiscali per tutti i lavoratori dipendenti impiegati nell’appalto, a prescindere da eventuali irregolarità (eventualità oggi già prevista dall’istituto della responsabilità in solido). L’appaltatore o subappaltatore potrà scegliere se versare l’importo delle ritenute di ogni singolo dipendente attraverso un conto corrente bancario o chiedere la compensazione con i corrispettivi maturati sino a quel momento.
Tale provvedimento – spiega l’associazione – non è limitato esclusivamente ai contratti di appalto, ma comprende anche i contratti non nominati o misti, nei quali oggetto del contratto è comunque l’assunzione di un obbligo di fare da parte dell’impresa appaltatrice. Il motivo di tale norma, si legge nella relazione illustrativa, è esclusivamente riconducibile alla circostanza che nelle attività di controllo messe in atto dagli Organi Competenti si sia spesso rilevato che, in caso di assegnazione di appalti privati a soggetti di piccola dimensione, di più recente costituzione e scarsamente patrimonializzati, gli stessi utilizzano la sistematica omissione dei versamenti dovuti per le ritenute di lavoro dipendente o l’attivazione di sodalizi in forma cooperativa o societaria strumentali alla evasione delle ritenute come modalità per comprimere il prezzo offerto.
Il provvedimento, infatti, non verrà applicato nel caso in cui l’appaltatore sia un’impresa strutturata – da valutare essenzialmente su tre indici: anzianità dell’azienda, dato storico dei versamenti fiscali nel biennio precedente e DURC fiscale, circostanza questa che rischia di penalizzare enormemente le imprese oneste benché di recente costituzione e di più modeste dimensioni.
“Il compito di un’associazione è, talvolta, quello di prendere posizione su argomenti importanti e che generano dibattito a livello nazionale. La nostra associazione è animata da grandi, medie e piccole realtà. Sono proprio queste ultime a dover spesso fronteggiare le conseguenze delle manovre economiche, in termini di oneri amministrativi e adempimenti burocratici, che possono comprometterne l’operatività. La norma così come concepita, che pur si inserisce nel più ampio quadro delle politiche adottato dal Governo in tema di lotta all’evasione fiscale, lavoro nero e utilizzo delle cooperative – e che UNA sostiene fermamente – può compromettere il principio del rischio concorrenziale tra le imprese, in quanto obbliga l’appaltatore a dover consegnare alla controparte contrattuale buona parte delle informazioni del proprio business plan” dichiara Emanuele Nenna, presidente di UNA.