In Italia i segnali dell’ultimo trimestre 2015 (e quelli delle prime settimane del 2016) indicano uno scenario di domanda debole e in fase di assestamento
Nel quarto trimestre 2015 i volumi di vendita dei beni di largo consumo (Fast Moving Consumer Goods, FMCG) su scala europea sono aumentati dello 0,8% anno su anno, mentre i prezzi sono cresciuti solo dell’1,3%, il dato più basso registrato a partire dal terzo trimestre 2010 (+1,1%). Di conseguenza i distributori hanno assistito a un incremento degli incassi pari al 2,1% (incremento dei volumi + incremento dei prezzi). In Italia la crescita nominale registrata nel quarto trimestre 2015 è stata dell’1,4% rispetto allo stesso trimestre del 2014 (crescita dei volumi pari all’1,1% + crescita dei prezzi pari allo 0,3%).
I dati emergono dal Growth Reporter di Nielsen, che misura l’andamento delle vendite nella GDO in 21 Paesi europei.
Fra i cinque maggiori mercati nell’Europa occidentale, la Spagna (+2,7%) ha fatto registrare il tasso di crescita nominale più elevato, prima di Germania e Francia (entrambe +1,5%). Solamente quattro dei Paesi europei hanno visto un declino nella crescita nominale: Svizzera (-2,3%), Finlandia (-1,1%), UK (-0,5%) e Slovacchia (-0,2%).
“L’andamento dell’Italia – ha dichiarato Romolo de Camillis, retail director di Nielsen – vede l’ultimo trimestre positivo (+1,4% rispetto allo stesso periodo del 2014) ma in frenata rispetto al trimestre precedente, che grazie ad Expo e fattori stagionali aveva fatto registrare il dato più positivo dell’anno (+2,0%) a livello tendenziale. Su base annuale si conferma dunque l’inversione del trend che ha caratterizzato gli anni della crisi, ma i segnali dell’ultimo trimestre 2015 (e quelli delle prime settimane del 2016) ci indicano che permane uno scenario di domanda debole e in fase di assestamento. Si rende perciò indispensabile – ha concluso de Camillis – sostenere la domanda per consolidare l’uscita definitiva dalla crisi”.
I volumi delle vendite dei prodotti della grande distribuzione in Europa risultano essere in crescita poiché i consumatori si avvantaggiano del più basso tasso di incremento storicamente registrato dai prezzi. Nello stesso tempo, per il settimo trimestre consecutivo, la quantità venduta di articoli – alimentari, bevande e prodotti per la persona. ecc. – ha fatto registrare una crescita anno su anno.
In Europa le diminuzioni più brusche dei prezzi sono state osservate in Svizzera (-1,6% anno su anno) e Portogallo (-1,3%). Anche in altri quattro Paesi – Finlandia, Irlanda, Germania e Repubblica Ceca – si è verificato il fenomeno della deflazione. All’altro estremo della classifica, la crescita più elevata è stata registrata in Turchia (+9,2%) e Ungheria (+3,1%).
“L’andamento dei prezzi dipende da una combinazione di fattori – ha dichiarato Jean-Jacques Vandenheede, retail director di Nielsen Europa. “I costi di produzione sono in calo in conseguenza del basso livello del prezzo del petrolio e, nello stesso tempo, le aziende distributrici stanno mettendo in cantiere attività promozionali considerevoli per contrastare l’accresciuta popolarità delle catene discount. Inoltre, quasi tre consumatori su dieci in Europa si stanno orientando verso marche più convenienti avendo come obiettivo il risparmio”.
Nel complesso, la Turchia ha proseguito la strada già imboccata da tempo facendo rilevare di gran lunga la più elevata crescita nominale anno su anno (+9,5%), seguita da Ungheria (+5,5%), Svezia (+4,9%) e Grecia (+4,8%).