Di Havas WW il report che analizza stili di vita e consumi del target per definire i consumi che verranno
Ci sono gruppi di popolazione che stanno un passo avanti agli altri, primi fra tutti i ‘Millennials’ cioè i nati tra la seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso e i primi anni del nuovo.
Secondo Havas Worldwide che vi ha dedicato uno dei suoi report periodici, anticipano i consumi che saranno mainstream nel giro di 18 mesi, ma per conoscerli bene e meglio predire il futuro, è necessario sfatare alcuni stereotipi e, soprattutto, non continuare a osservarli usando criteri buoni per le generazioni precedenti. Perché si tratta di una generazione su cui il passato pesa meno che sulle altre, che crede nella continuità e nei cambiamenti radicali più che nelle ideologie, agisce adattandosi invece che irrigidendosi e non fa piani a lunga scadenza.
Il modo in cui agiscono i Millennials rispetto ai consumi e ai luoghi di lavoro è stato oggetto di una ricerca svolta in Francia, UK, USA, Cina e India su un campione di 3.000 persone.
Genitori e figli
A differenza della generazione precedente, i Millennials hanno molte cose in comune con i genitori, non definiscono sé stessi nello scontro generazionale, ma anzi si aspettano di imparare dagli adulti e ricevere da loro una guida sicura nel mondo, al punto che considerano i genitori la fonte di informazioni più affidabile (25% worldwide), ancor più di istituzioni scientifiche (21%), internet (18%), media tradizionale (14%) e amici (12%) e considerano anche molto importante che i genitori abbiano fiducia in loro (92%).
Felicità e paura
Si considerano abbastanza felici (68%) e alcuni anche molto (43%), per quanto le prospettive non siano particolarmente rosee. I Millennials nei Paesi occidentali non solo sanno che difficilmente avranno standard di vita superiori a quelli dei genitori, ma sono anche molto preoccupati per il futuro del pianeta.
Il 74% ritiene che il mondo nel 2033 sarà molto più pericoloso, per il 79% sarà molto più inquinato, per il 63% molto meno pacifico e per il 52% molto meno egualitario. Ma sentono anche di avere grandi poteri: l’82% pensa che la sua generazione ha il dovere di, almeno, tentare a cambiare il mondo, perché ha molti più strumenti per farlo di quanti ne abbiano avuti i genitori, a cominciare dalla collaborazione e dalla condivisione. E di farlo lontano dalla politica: i Millennials credono che impegnarsi con un’organizzazione non governativa rappresenti una via più rapida per il cambiamento di quanto non lo sia la politica.
Soft Power
Questa generazione non crede più nelle rivoluzioni ma nel cambiamento graduale, con lente ma profonde mutazioni che partono dal modo di vita personale; per questo, mettono ai primi posti la sostenibilità ambientale ed economica e, nelle culture iperconsumistiche occidentali, anche la riduzione dei consumi o, quanto meno, consumi molto più consapevoli.
LEGGI LA SECONDA PARTE DELLA RICERCA
I genitori e il web le fonti più fidate, più che i politici sono i consumi a cambiare le cose