Nel 2017, il mercato digitale italiano è cresciuto del 2,3% raggiungendo 68.722 milioni di euro, ma per il 2018 le previsioni formulate solo lo scorso giugno sono state aggiustate al ribasso, dal +2,6% al +2,3% a 70.286 milioni sull’onda di un quadro economico in rallentamento, mentre le crescite stimate per il 2019 (+2,8%) e per il 2020 (+3,1%) appaiono sempre più legate alla continuità dei provvedimenti di incentivazione. E’ il quadro del settore dipinto da Anitec-Assinform
I segnali positivi sulla digitalizzazione del Paese, pur consistenti, sono tutt’altro che acquisiti. Nel 2017, il mercato digitale italiano è cresciuto del 2,3% raggiungendo 68.722 milioni di euro, ma per il 2018 le previsioni formulate solo lo scorso giugno sono state aggiustate al ribasso, dal +2,6% al +2,3% a 70.286 milioni sull’onda di un quadro economico in rallentamento, mentre le crescite stimate per il 2019 (+2,8%) e per il 2020 (+3,1%) appaiono sempre più legate alla continuità dei provvedimenti di incentivazione come Impresa 4.0, al rilancio della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e all’inclusione digitale delle piccole imprese.
Sono queste le principali evidenze dello studio Il Digitale in Italia realizzato da Anitec-Assinform.
Per Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform – “L’aggiustamento delle previsioni per il 2018 è un segnale: il trend rimane positivo, ma gli effetti del rallentamento dell’economia e dell’instabilità finanziaria si sono fatti sentire sugli investimenti. Lo stesso quadro macroeconomico nazionale risente più che in altri paesi dell’effetto di squilibri e inefficienze che proprio il digitale può risolvere. Investire nella trasformazione digitale è un’esigenza per il Paese, non un mantra del nostro settore; è la risposta più sostenibile per una crescita duratura, affrontando in modo strutturale la sfida della competitività attraverso l’innovazione di processi, prodotti e servizi.”
A parità di condizioni di investimento rispetto alle attuali, tutti i settori, tranne la PA Centrale e Locale, continuerebbero ad investire nel digitale, con punte del 6,5% nelle Utility e attorno al 6% nelle filiere che integrano Industria, Distribuzione e Servizi, mentre Banche, Assicurazioni/Finanza e Trasporti, progredirebbero del 5%, la Sanità del 3,1% e i settori delle Telecomunicazioni e dei media del 2,2%. Per l’industria, in particolare, gli investimenti in tecnologie 4.0 dopo aver sfiorato 2,2 miliardi nel 2017 crescerebbero a 3,7 miliardi nel 2020 a un tasso medio annuo 2017-2020 del 19,2%, più alto (19,6%) per i sistemi industriali e leggermente più basso (18,9%) per i sistemi ICT, con un picco di crescita nel 2018 del 22,3% per i primi e del 21% per i secondi.
“Sino a pochi anni fa il Paese ha rischiato di subire la trasformazione digitale per carenza di investimenti. Oggi non è più così. Ma se non acceleriamo sprecheremo un’occasione irripetibile. – ha aggiunto Gay – Oggi non c’è da mettere in moto una macchina ferma, ma di dare più velocità a una macchina già in movimento. Non solo è ripresa la domanda di digitale, ma ne è migliorata la qualità, grazie al peso crescente delle componenti più evolute. IoT, Cybersecurity, Cloud, Big Data, Servizi Web e Mobile Business, sono cresciuti nel loro complesso del 16,7% nel 2017 e promettono, a condizioni costanti di crescere del 16,5% medio annuo sino al 2020, trainando l’intero mercato, a partire dal software e dai servizi generati in Italia, a tutto vantaggio dell’innovazione di prodotti, servizi e processi”.