L’AD di Rai Pubblicità Gian Paolo Tagliavia è intervenuto al Mindshare Huddle con ‘L’algoritmo di servizio pubblico’
Il confine tra macchine e umani, per l’AD di Rai Pubblicità Gian Paolo Tagliavia, è segnato – soprattutto – dal Contratto di Servizio del broadcaster pubblico, la sua governance così ampia che chiede alla Rai di tenere insieme identità collettiva e senso civico, cooperazione e sussidiarietà, raggiungere pubblici diversi e favorire la coesione sociale, attraverso le diverse piattaforme, e secondo parametri di qualità.
“Le macchine massimizzano l’efficacia degli algoritmi, le persone stabiliscono le regole per farli funzionare”, ha detto nel suo intervento ‘L’algoritmo di servizio pubblico’.
Tagliavia ha spiegato un funzionamento complesso e come gli algoritmi possano diventare parte integrante di un piano editoriale: “ci è venuto utile il discorso sull’identità nazionale del Contratto di Servizio e così metà degli slot cinema su RaiPlay sono dedicati alla produzione nazionale”, ha detto per sottolineare le particolari caratteristiche dell’offerta on demand della Rai che tengono conto di altre logiche, diverse da quelle di piattaforme come Netflix, e del fatto che certe logiche di responsabilità sociale nella programmazione e nell’informazione non sempre siano tenute in conto da altre aziende che vengono a lavorare in Italia.
A Huddle Tagliavia ha voluto “condividere un ragionamento” in particolare su chi determini le ‘business rule’ e chi se ne debba occupare, considerando parte del gioco profili sempre più definiti, algoritmi di raccomandazione, servizio pubblico, scelte produttive e offerta di spazi di qualità agli investitori pubblicitari.