La fine delle certezze spinge gli italiani verso il ‘deconsumismo’ secondo il Rapporto Coop 2025

La preoccupazione è il nuovo mood degli italiani, si stringe la cinghia contro l’inflazione, il paese resta fragile, si sgretola il mito del consumismo e resistono soltanto due simboli identitari: le esperienze e il cibo

L’anteprima digitale del ‘Rapporto Coop 2025 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani’ disegna un mondo da fine delle certezze e colmo di tensioni – ampiamente illustrate nella prima parte del report – percepite anche dai cittadini italiani, e tali da spingerli verso il ‘deconsumismo’. Per lo studio, gli italiani “vivono un tempo segnato dall’inquietudine”, con una nuova sensibilità che “ridisegna il sistema valorale” e in cui i consumi crescono timidamente (+0,5% nel 2024 rispetto a 5 anni fa), ma oltre la metà è assorbita da spese obbligate (casa, utenze domestiche, trasporti e cibo) e il risparmio guida le scelte.

Paradigma incrinato. Per il Rapporto Coop 2025, “ciò che appare incrinato è il paradigma stesso della società dei consumi”, in cui si afferma un orientamento deconsumistico “che privilegia l’esperienza al possesso, il riuso al nuovo, l’utilità alla gratificazione”. Il lavoro c’è, ma non paga abbastanza, con una forbice sempre più ampia tra l’aumento dei redditi da proprietà e quello da lavoro dipendente, e con un reddito reale che cresce meno di quello nominale.

Consumi con il freno a mano. Nel primo trimestre dell’anno i consumi delle famiglie sono cresciuti dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma la dinamica dei consumi resta fragile e ancora lontana dai livelli pre-crisi. Perdono terreno – per il sondaggio realizzato con Nomisma in agosto – tutte le voci considerate accessorie, con moda e intrattenimento che scivolano in fondo alla lista, il tempo libero ridimensionato, un quadro dei consumi “sobrio e gerarchizzato” che per gli estensori del report disegna un lento riassestamento.

Il consumo ostentato arretra, quello normale non avanza più di tanto: il 42% dichiara che il risparmio guiderà i suoi acquisti nei prossimi 12/18 mesi, il 40% inizierà o aumenterà l’acquisto di prodotti di seconda mano, il 39% punterà sul fai-da-te, il 39% sulla riparazione invece della sostituzione, il 38% inizierà o aumenterà l’acquisto solo di cose strettamente necessarie. Il lusso comincia a frenare, anche se non di botto – ne aveva già dato conto lo studio ‘True-Luxury Global Consumer Insight’ realizzato da BCG in collaborazione con la Fondazione Altagamma – mentre l’aumento dei prezzi e la mancanza di innovazione creativa riducono l’engagement del lusso (+40% il numero di marchi che hanno registrato una riduzione delle ricerche online, -90% della crescita del numero di follower, -40% del tasso di engagement).

Il cibo compensa. Per il Rapporto Coop 2025, il cibo è in una fase di rinascita, fatta più di innovazione che di tradizione, in cui la cucina domestica è centrale, mentre il fuori casa ancora non recupera i livelli di 5 anni fa e il delivery perde terreno. Il fresco torna protagonista nel carrello, il biologico corre trainato da ortofrutta e dai consumi al Sud, le proteine vegetali sono il fenomeno nuovo, mentre gli ultra-processati arretrano, 9 milioni di italiani hanno eliminato o ridotto il consumo di carne e il bere viene conquistato da low/no alcol.

In negozio, intanto, rallenta il discount e crescono MDD e promozioni. Nei primi 6 mesi dell’anno i super sono cresciuti (+4,2%) più di discount (+3,3%) anche a volume (+1,5% vs +1,3%), mentre il 24,5% delle vendite totali nel grocery è realizzato in promozione.

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La fine delle certezze spinge gli italiani verso il ‘deconsumismo’ secondo il Rapporto Coop 2025 ultima modifica: 2025-09-09T17:37:12+02:00 da Redazione

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