Mentre il Covid-19 ha focalizzato l’attenzione sui rischi e le conseguenze delle malattie, la pandemia ha anche avuto un effetto meno visibile nel ridefinire le opinioni e le considerazioni delle persone su cosa significhi stare bene.
Infatti, l’80% della popolazione mondiale ora afferma che la propria definizione di benessere è cambiata. In Italia questa percentuale sale all’86%, con la salute mentale che emerge sorprendentemente come la prima preoccupazione per il prossimo futuro, prima anche di nuovi trattamenti per il cancro e nuovi approcci all’immunità.
E’ quanto emerge dalla nuova ricerca globale della unit di intelligence internazionale Truth Central di McCann Worldgroup, presentata in occasione di una conferenza globale online sul tema Truth about the Well World. Durante l’evento sono stati evidenziati i risultati di due nuovi studi globali firmati Truth Central: The Truth About Wellness e The Truth About Sustainability, ciascuno con un focus particolare sulle implicazioni per i brand marketer e i business.
Dalla ricerca Truth about Wellness emerge che il 93% degli italiani si sentano “più responsabili del proprio benessere rispetto al passato” – a dispetto del 90% del resto del mondo. Inoltre, per l’82% del campione “il benessere è un problema sociale non individuale” rispetto al 76% della media mondiale.
«I marchi e le aziende sono a un bivio nel determinare le azioni più significative da intraprendere mentre il mondo recupera la sua salute e cerca un futuro sostenibile – ha affermato Suzanne Powers, global president e chief strategy officer di McCann Worldgroup -. Nell’ultimo anno, abbiamo scoperto una vastità di informazioni preziose e utili, attraverso gli studi di Truth Central su benessere e sostenibilità, che contengono rivelazioni in qualche modo sorprendenti su come le persone in tutto il mondo stiano pensando a due delle principali questioni globali da dover affrontare mentre tutti noi iniziamo ad andare avanti».
Per quanto riguarda la ricerca sulla sostenibilità, Suzanne Powers ha spiegato che, proprio come i leader di governo alla recente COP26 a Glasgow non sono sicuri di quali impegni concreti sul cambiamento climatico assumere, così non lo sono le persone. Mentre uno schiacciante 90% del campione intervistato, a livello globale, afferma di essere disposto a cambiare le proprie azioni per essere sostenibili, le percentuali sono molto più basse quando vengono richieste azioni specifiche.
Lo studio Truth about Sustainability ha evidenziato un inaspettato interesse da parte dei Boomers (over 50) alle tematiche sostenibili. In particolare, il 65% di loro è disposto a mettere un freno ai consumi di prodotti di plastica (vs 52% della GenZ), il 49% si sposterebbe di più in bicicletta (GenZ si ferma al 41%), e il 51% acquisterebbe prodotti destinati a durare più a lungo (vs 39% della GenZ). Inoltre, il punto di vista degli italiani intervistati non è in linea con gli altri Paesi compresi nello studio per quanto riguarda la responsabilità, nello specifico, il 71% ritiene che imprese ed aziende siano responsabili di un cambio di passo sul cambiamento climatico (vs 43% altri Paesi) rispetto a quanto non lo siano i singoli individui (41%).