Il settore è stato analizzato dal report ‘The Future of Fashion Resale’ appena pubblicato da BoF Insights Lab
Il canale seconda mano conquista sempre più spazio nel mondo della moda e ha davanti praterie sconfinate per espandersi.
Così dice il report ‘The Future of Fashion Resale’ appena pubblicato da BoF Insights Lab, unit dati & analytics di The Business of Fashion, secondo cui appena il 5-7% della moda di seconda mano è comprata e venduta attraverso piattaforme di resale e stima che nei nostri armadi giacciano 2,1 trilioni di capi d’abbigliamento che potrebbero entrare in questo circuito.
Secondo il report, siamo oggi nell’era della ‘normalizzazione’ del resale, popolato da un mix di piattaforme di rivendita (peer to peer e centralizzate), Resale-as-a-Service, in-house e arricchito da partnership e investimenti a tanti zeri.
Il valore attuale del mercato della moda di seconda mano si aggira sui 130 miliardi e oggi ha raggiunto il punto di inflessione.
Se un tempo i capi di seconda mano trovavano spazio solo nei mercatini dell’usato e nelle boutique di moda vintage, con l’arrivo delle piattaforme digitali si è verificata un’accelerazione incredibile e dal 2019 sono arrivati almeno 13 nuovi operatori, 6 piattaforme di Resale-as-a-Service e 14 importanti partnership con i brand.
Adesso i canali si sono moltiplicati, alcuni si sono quotati in borsa ma i risultati non sempre li hanno premiati e il loro modello di business è oggetto di discussione da parte degli analisti.
Se infatti quella del resale pare una tendenza inarrestabile, non è detto che tutti abbiano indovinato la strategia giusta. Dipende tutto da dinamiche complesse, dalle strategie per coinvolgere gli utenti, dalle partnership con i brand e altro ancora.
Dal canto loro anche i brand stessi e i retailer devono stabilire una propria resale strategy per ottenere ricavi aggiuntivi, approfondire la relazione con clienti nuovi e già esistenti, influenzare il posizionamento di un prodotto e il valore residuo lungo il suo ciclo di vita.