Il primo convegno Netcomm Focus Lifestyle ‘Rivoluzione digitale: opportunità e sfide per le aziende della moda, del beauty e del design’ organizzato in collaborazione con Pambianco ha analizzato la trasformazione in atto nelle imprese dei settori simbolo del Made in Italy
Fashion, beauty, design, categorie merceologiche che intercettano nicchie mondiali, sono quelle ad avere oggi la maggiore potenzialità di successo e non a caso le aziende del Made in Italy stanno integrando il canale digitale nei loro processi di espansione globale.
Secondo i dati presentati al convegno Netcomm Focus Lifestyle, il primo degli appuntamenti verticali che il consorzio organizzerà nei prossimi mesi, si nota come dal 2015 a oggi, a livello globale, il fashion ha registrato un incremento di circa il 42% per un valore di 391 miliardi di dollari, seguito dal beauty con il 42% pari a 84,5 miliardi e infine il design che registra una crescita di oltre il 36% con 133 miliardi di dollari.
Tuttavia oggi solo il 7,5% degli acquisti si finalizza in questo canale e quello fisico rimane prevalente rispetto all’online.
“Per questi settori del Made in Italy il digitale è una scelta propulsiva potente” afferma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “È necessario che le imprese sappiano fare rete e si avviino verso un percorso di cambiamento. La valorizzazione dei distretti e delle vie della moda italiane attraverso piattaforme online, come già è accaduto per esempio ad Amsterdam, consentirebbe ai consumatori italiani ma anche e soprattutto ai turisti stranieri, di poter continuare l’esperienza di acquisto una volta tornati a casa e creerebbe un forte legame con il brand”.
Oggi l’online deve essere considerato come un canale di vendita e di contatto, capace di profilare in modo estremamente puntuale l’utente. Il nuovo consumatore digitale pretende di parlare con l’azienda in modo immediato e diretto, attraverso una pluralità di interfacce (negozio fisico, negozio online, social, app, etc.) vivendo un’esperienza unica e personalizzata.
Se consideriamo il segmento luxury, l’online influenza oltre un terzo delle vendite retail totali, con una rilevanza in crescita anno su anno; nel 2016 la percentuale e-commerce sul fatturato globale retail è stata del 36%, di cui il 7,4% da vendite realizzate direttamente online e il 28,5% da acquisti conclusi in store ma guidati dall’online. Inoltre, gli e-shopper che utilizzano un solo canale hanno un comportamento di acquisto meno intenso di chi ne usa almeno due; questi ultimi infatti fanno registrare una spesa media annua superiore.
Anche il punto vendita fisico si deve ridisegnare e ridefinire, garantendo una continuità nell’esperienza del consumatore, anche quando questa transita da un canale all’altro, creando un ecosistema di unified commerce.
Non a caso su un’analisi di oltre 44.000 negozi in Italia, 22.000 sono risultati attivi con servizi legati all’e-commerce dove, tra quelli maggiormente proposti, circa il 20% è rappresentato dal ritiro degli acquisti online, il 4,6% da quelli prenotati online e una percentuale appena sopra l’11% dai servizi abilitati al reso. Se si guarda invece il settore merceologico, i negozi dei prodotti lifestyle risultano tra i più attenti a offrire un’esperienza immersiva, tanto che il 53% dei punti vendita che erogano servizi legati al’e-commerce è relativo al fashion, l’11% al luxury, il 9% all’arredamento e infine il 2% al beauty.
Clienteling e personalizzazione dei contenuti. Marco Pozzi, Senior Advisor di Contactlab, commenta “La crescita del canale e-commerce sta iniziando a rallentare, soprattutto nelle geografie anglosassoni, e sempre più ai brand conviene focalizzare l’attenzione sul customer engagement digitale dei clienti che acquistano in negozio, che è dimostrato comprino più frequentemente e spendano di più. Tuttavia i contenuti su web, social e digital direct marketing oggi appaiono ancora molto standardizzati, e spesso a livello locale c’è ben poco oltre alla mera traduzione. La nuova sfida è quindi quella di aumentare il livello di personalizzazione dei contenuti, utilizzando anche le forze già in campo come i sales associate, già presenti in tutti i negozi del mondo e con la migliore conoscenza dei clienti: il clienteling è la nuova Digital Frontier”.