La campagna si ispira a un recente paper su Google Deepmind e applica la storica tagline di kitKat ‘Have a Break’ nel territorio dell’AI
Quello dell’intelligenza artificiale è un argomento troppo pervasivo per poterlo ignorare ma a volte, in comunicazione, rischia di generare collegamenti un po’ campati per aria, distanti dall’identità dei brand.
Non è il caso di KitKat Canada che, alla luce della sua identità con oltre 85 anni di storia e un solido brand positioning, ha trovato il modo di portare la sua tagline ‘Have a Break’ nel territorio dell’intelligenza artificiale generativa, ispirandosi a un recente studio condotto su Google Deepmind.
Il paper ha infatti trovato che, chiedendo esplicitamente alle IA basate su modelli linguistici di grandi dimensioni di rispondere “prendendosi una pausa” per organizzare i dati, si ottengono risposte migliori, più dettagliate, più accurate. Un po’ come accade agli esseri umani, che migliorano le performance dopo una meritata pausa.
In un momento in cui le intelligenze artificiali generative vengono interrogate milioni di volte al giorno per ottenere di tutto, dal riassunto delle opere di Shakespeare a lettere d’amore, dalle ricette ai piani di viaggio, KitKat insieme all’agenzia Courage Inc di Toronto hanno dunque testato questo assunto provando a inserire la frase “have a break, and than…” prima di porre la domanda, verificando che sì, le risposte prodotte mettendoci un po’ di tempo in più per organizzare i dati erano effettivamente migliori di quelle ottenute immediatamente.
L’esperimento è stato raccontato in un video pubblicitario che sul canale Instagram @kitkatcanada rammenta agli spettatori, di nuovo, l’importanza di prendersi una pausa.
“La tagline di KitKat è una delle più riconosciute al mondo – ha dichiarato Joel Hotlby, co-fondatore e CCO di Courage Inc -. Quel momento di pausa extra può aiutarci a fare un lavoro migliore, a guardare i problemi in modo diverso o semplicemente rilassarci. Quindi, quando abbiamo scoperto che anche l’IA lavora meglio con una pausa, naturalmente abbiamo chiamato subito KitKat”.